apr 28, 2013 Salvatore Malfitano Sport USA 0
Roma. A Boston c’è una cosa che si chiama “Celtic Pride”. In inglese, “pride” traduce “orgoglio”. Nella fattispecie, si tratta di quella fierezza di questa squadra storica e di chi veste tale maglia a saper tenere sempre alta la testa, in nome dei colori che si portano. Ed è proprio il Celtic pride ad essere protagonista in questa gara-4 che poteva significare il ricambio dello sweep di qualche anno fa da parte dei Knicks. Uno su tutti, sarà pure per quello che rappresenta per Boston, ha incarnato appieno il suddetto ideale, sostenendo gli oneri e gli onori del caso. Si tratta, come al solito, di Paul Pierce. 29 punti, 8 rimbalzi e 6 assist sono indicativi della prestazione. The Truth ha dimostrato di essere ancora sulla cresta dell’onda nonostante l’età (vedere come scherza con Kidd e poi schiaccia, o le solite triple senza ritmo) e di riuscire a tenere la squadra unita quando i Celtics hanno sprecato gli oltre venti punti di vantaggio sugli avversari; la rimonta, come facilmente immaginabile, è stata portata avanti da Carmelo Anthony, in formato 36 punti, e da un eccezionale Raymond Felton (per lui sono 27). Nella serie, ad ogni modo, l’assenza di Rondo si è fatta decisamente sentire. L’unico che poteva ereditarne in qualche modo le tradizionali mansioni era Jason Terry. Dopo una partita sostanzialmente anonima, The Jet ha risposto presente quando sul punteggio di 84 pari si è andati all’overtime. Ha letteralmente spinto i Celtics alla vittoria con una tripla in contropiede e un canestro in fade away di indescrivibile pesantezza nell’economia del tempo supplementare. Il contributo di Terry ha permesso a Boston di forzare la serie fino a una gara-5 che sembrava inizialmente insperata, anche se comunque è chimerico parlare di rimonta. Ma questi Celtics hanno dato prova di saper uscire fuori nei momenti che contano. Ci vuole un’impresa per fare 3-2 al Madison Square Garden. Una roba da Celtic pride, per intenderci.
Tutto come da copione. Miami inserisce il pilota automatico e per buona parte della gara resta attaccata a Milwaukee, poi nell’ultimo quarto LeBron James cambia marcia e i campioni n carica strappano lo scontatissimo biglietto per il secondo turno. Coach Spoelstra concede un turno di riposo a Dwyane Wade, alle prese con un problema al ginocchio destro, nessun dramma per i campioni in carica che fanno partire in quintetto Mike Miller e chiedono la solita produzione di questa postseason a Ray Allen. Milwaukee non vorrebbe salutare la stagione con un cappotto davanti al proprio pubblico ma contro questi Heat c’è poco da fare. Miami sa di essere più forte e come spesso le è capitato in questa serie, decide di sonnecchiare per buona parte del primo tempo. I Bucks provano a restare in scia con l’orgoglio più che con la testa, Brandon Jennings però non aiuta la propria causa disputando un primo tempo da dimenticare. Ai campioni in carica così bastano un paio di accelerate e alcune giocate di LeBron James per tenere in mano le redini di un match che stenta a decollare. Milwaukee torna negli spogliatoi in ritardo di quattro lunghezze, ma chi si aspetta un inizio di ripresa di grande intensità da parte dei padroni di casa resta deluso. Miami peraltro contribuisce a rendere la prima metà del terzo quarto più simile a una partita di preseason che alla sfida che può decidere una serie di playoff. Errori da entrambe le parti e concentrazione ai minimi livelli. Ci pensa Haslem con i suoi classici canestri dalla media distanza a svegliare i campioni in carica, il resto lo fa LeBron firmando gli ultimi nove punti della frazione di Miami. Milwaukee comunque, grazie alla produzione di Monta Ellis, resta li e all’inizio dell’ultimo quarto e’ sotto 67-62. E’ solo un’illusione per i tifosi del Bradley Center. Come da copione appena Miami sembra minimamente in pericolo, “King” James cambia marcia e sui Bucks cala il sipario. Milwaukee con il canestro di Ellis arriva al -2 a 9’33’’ dalla sirena, gli Heat recepiscono il messaggio e con un parziale di 19-5 fanno partire i titoli di coda e mandano in vacanza Jennings e compagni.
Nato a Napoli, il 23/6/1994. Ex calciatore, attualmente redattore NBA per partenopress.com e basketinside.com; inviato sul Napoli per Il Roma. Studente di giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli.
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