dic 14, 2013 Redazione Sport USA 0
Roma. (claudio pellecchia) Se sei una franchigia Nba e bazzichi la Western Conference faticando a mantenere un poco più che accettabile 50% di W, non è mai un buon momento per affrontare gli Oklahoma City Thunder. Non lo è soprattutto quando hai una lista di infortunati che supera quella dei disponibili per le rotazioni e quando la tua principale arma offensiva, ancorchè trentacinquenne e appena rientrata dall’infortunio che avrebbe potuto stroncargli la carriera, si ritrova costretta a fare il playmaker, gestendo i tiri suoi e dei compagni.Poche righe per spiegare come i 25 punti rifilati stanotte dai Thunder ai Lakers, in questo momento, ci stiano tutti. Tra le due squadre, semplicemente, non c’è confronto. Almeno finchè Bryant non tornerà in condizione fisiche accetabili che gli consentano un minutaggio più corposo. Per il 24 partita complessa (eufemismo): 13 assist (ok), ma anche 4 punti (con 2/6 al tiro) e ben 7 palle perse su 10 totali della squadra.
Alla Chesapeake Energy Arena la partita risulta decisa già all’intervallo lungo. Senza Nash, Blake e Farmar, ovvero i tre play di ruolo, D’Antoni è costretto ad affidarsi a Bryant in cabina di regia. Nonostante la disponibilità del mamba a ricoprire il ruolo, i Lakers si scoprono una squadra senza il minimo ritmo offensivo (appena il 41% dal campo) con l’aggravante del minutaggio ridotto (23 su 48) della superstar in maglia gialloviola. Emblematica un’azione a fine primo quarto: Kobe ruba a metà campo e appoggia a canestro con un layup una palla che, non meno di 10 mesi fa, avrebbe portato al ferro con un 360°. Gli ospiti, tuttavia, cercano di partire subito forte, con Bryant che serve Jordan Hill per la comoda schiacciata del 13-11. Di contro, i Thunder dimostrano di essere in condizioni splendide. Uno scatenato Durant piazza 22 dei suoi 31 punti nel solo primo tempo, coadiuvato da un Russel Westbrook che sfiora per la quarta volta consecutiva la tripla doppia (19, con 12 assist e 8 rimbalzi). Il momento decisivo arriva a cavallo tra il primo ed il secondo quarto, con i padroni di casa che piazzano il break di 18 – 3 che si rivelerà poi decisivo. Di abbacinante bellezza il canestro del più dieci a fine primo quarto, firmato, tanto per cambiare, dal numero 35: crossover, step – back e tiro da tre faccia al povero Henry, con tanto di fallo e gioco da quattro punti. Se poi, nei rari momenti oscuri di KD, Westbrook si tuffa, recupera e serve Ibaka per la solita, tonitruante schiacciata, allora non c’è davvero più storia. Al tramonto del secondo quarto, poi, la fuga di Westbrook per il 56 – 38 e l’alto basso tra Ibaka e lo stesso play (64 – 46), consentono di arrivare alla boa di metà gara con un vantaggio rassicurante di 15 punti. Il tutto, va detto, con la complicità di una compiacente difesa losangelina capace di concedere ben 14 punti in contropiede, oltre al 55% dal campo, per un totale di 66 punti soltanto nei primi 24 minuti di partita. Roba che si fatica a vedere persino in pre-season.
In quell’interminabile garbage time che è il secondo tempo, D’Antoni riesce quantomeno a ricevere risposte positive da Young (17, con 4/7 nel tiro da tre) ed Henry (15); impalpabile, invece, un Gasol da 14 punti (ma solo 2 nella ripresa) ed in grande difficoltà con i rimbalzi, altra statistica dominata dai Thunder, col solito Ibaka sugli scudi (doppia doppia per lui, con 19 e 10). C’è gloria anche per le seconde e terze linee di Okc, con Jackson (19), Lamb (11) e Perry Jones capaci più volte di dilatare fino al più 30 la forbice del punteggio. Non prima, però, dell’ultimo atto della premiata ditta Westbrook – Durant: alley opp del primo e schiacciata del secondo, col pubblico di Oklahoma City grato per ciò che può godersi ogni sera. Bryant alza bandiera bianca, si accomoda in panchina e, con un gesto che vale molto più di mille parole, rientra prima negli spogliatoi. Descriverlo furente, vuol dire non averlo guardato bene negli occhi.
Si arriva, così, alla fine di una partita senza storia, per il 122-97 dei padroni di casa. I Thunder allungano a 11 la striscia di vittorie consecutive davanti al pubblico di casa. Per i Lakers, invece, terza partita dal ritorno di Bryant, e terza sconfitta, con annessi i soliti, annosi, problemi difensivi in salsa d’antoniana. Perché va bene la stagione di transizione, ma il fondo del barile si sta pericolosamente avvicinando. E in California non amano molto raschiare.
Oklahoma City: Durant 31 (7/8, 3/5), Westbrook, Ibaka e Jackson 19, Lamb 11.
Rimb: Ibaka 10.
Ass: Westbrook 12.
Los Angeles: Young 17 (2/6, 4/7), Henry 15, Gasol 14.
Rimb: Sacre 8.
Ass: Bryant 13.
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