dic 19, 2013 Alessandro Pagano Sport USA 0
Roma. Iniziò Drazen Petrovic nel lontano 1989 ad aprire la strada per quello che oggi può definirsi un fenomeno se non dominante quantomeno rilevante nel campionato più bello del mondo. Attualmente sono 92 gli stranieri in NBA (record ogni epoca) per un ormai dilagante processo di “globalizzazione” anche in questo ambito. Le spinte dettate dal mercato sono troppo invitanti per non allargare i confini della National Basketball Association. Non tutti, naturalmente riescono ad emergere, a fare la voce grossa contro gli atleti statunitensi che, volenti o nolenti, dettano legge. Ma stanotte, all’Oracle Arena di Oakland, 3 di questi 92 hanno trascinato una squadra in una vittoria emozionante. Non parliamo di una squadra a caso ma dei San Antonio Spurs, forse la franchigia con lo staff tecnico e dirigenziale più attento e competente dell’intera lega. Senza mezzi termini, la scommessa più grande di R.C. Buford di questa estate nasce a San Giovanni in Persiceto, il 25 Marzo 1986 e si chiama Marco Belinelli. Inserito magnificamente in un complesso sistema di gioco come quello Spurs, il Beli si è calato nei ruoli richiesti da coach Pop con determinazione e voglia di vincere. La partita di stanotte ne è la più pura dimostrazione.
È una partita di cartello quella tra SAS e GSW vista la bellezza abbacinante della scorsa serie di playoff tra le due squadre. Resta tale anche se a poche ore dalla palla a due gli Spurs ufficializzano le assenze di Manu e Duncan, oltre a quella già pronosticata di Tony Parker. Il quintetto, piuttosto insolito, Spurs è composta da Mills, Leonard, Green, Diaw e Baynes. Il match si mette subito bene per i padroni di casa che corrono cin scioltezza e ritrovano Iguodala ad altezze proibitive. Addirittura Golden State tocca il +12 con una partenza eccellente da parte di David Lee, il quale sfrutta la maggior rapidità rispetto a Tiago Splitter. Steph Curry con 6 assist nella prima metà di gioco fa girare bene e fluidamente la squadra che accumula un discreto vantaggio, sempre molto vicino alla doppia cifra. Il carattere in casa Spurs non manca, indipendentemente da chi siano gli interpreti sul parquet. Leonard e Mills guidano la rimonta e a metà del secondo quarto San Antonio mette il naso avanti. Un quarto da 35 punti per gli Spurs fissa il risultato sul 53-51 a metà gara.
Il secondo tempo inizia col piede giusto per gli ospiti che con Marco Belinelli, ispirato come non mai, mettono la freccia. Una serie di triple di Marco rispondono ai tentativi di rimonta dei GSW. Il Beli sfrutta i pick-and-roll alti giocati con Splitter per travestirsi da Curry per comodi arresti e tiri dall’arco dei 7,25. Nel frattempo calano le percentuali del tiro da 3 per Golden State, con un terzo quarto insolito per Curry. non sembra invece voler interrompersi Belinelli che continua a bombardare da 3 punti, portando gli Spurs sul nuovo +6 (72-66). Un terzo quarto letteralmente infuocato per l’italiano, che in appena 21 minuti di utilizzo realizza 26 punti con 10/13 dal campo. Sono le squadre che hanno più carattere e alle offensive degli Spurs, arrivano puntuali le risposte degli Warriors, in particolare quelle di David Lee che abusa di Baynes e Diaw. La comoda schiacciata di Lee, grazie ad una favolosa serpentina con assist da parte di Curry, vale il -1 Golden State a 9’ dall’ultima sirena. Il pareggio lo firma Klay Thompson, con l’unica tripla della sua partita su 7 tentativi. L’ondata gialla è partita e il momento di cavalcare il comandante è arrivato: tripla di Curry con 4 mani in faccia per il + 2 GSW. Popovich infuriato comanda maggior pressione difensiva e Mills mette in pratica ciò che richiedeva il suo coach: scippo, transizione e tiro ignorante da 3 in situazione di 2 vs 1. Il finale è emozionante con Steph che inventa due finger roll, il primo con Splitter davanti e il secondo, con tanto di esitation ma con un fallo in attacco sanzionato dalla terna. Una brutta palla persa di Beli fa scattare in contropiede Steph che viene però inchiodato da una giocata difensiva alla Boris Diaw di Boris Diaw, semplicemente un professore su un parquet di pallacanestro. Solo 50” alla fine e la palla è nella mani degli Spurs, in particolare all’asse Diaw-Splitter, Francia-Brasile, che combinano alla perfezione con due scarichi che portano alla comoda schiacciata per il francese. Il più 3 siglato da Boris viene annullato da una bomba di Curry che fa venir giù l’Oracle, dopo l’ennesimo tocco eroico di Lee sotto le plance. Ultima azione: Beli batte Iguodala dal palleggio, il suo jumper è lungo, Bogut non cattura il rimbalzo, Diaw tiene vivo il pallone ma il suo semigancio non preciso viene deviato a canestro a 2” dalla fine da Splitter che suggella il risultato sul 104-102. Belinelli (28 punti, carrer-high 10716 dal campo), Diaw (9 punti ma tanta sapienza nelle due metà campo) e Splitter (4 pesantissimi compreso il game-winner) guidano alla vittoria gli Spurs.Mills ne aggiunge 20 con una buona regia. A Golden State non bastano i 30 di un buon Curry (12/28 e 6/16 da 3 ai quali vanno aggiunti 15 assist) e i 32 con 13 rimbalzi di un eroico David Lee per portare a casa la vittoria. Arriva pochissimo dalla panchina di Jackson, come pochissimo arriva da uno spaesato Klay Thompson (13 punti con 1/7 da 3 e un totale 6/18 dal campo).
Nato a Pompei il 3/4/1993. Studente del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso La Sapienza di Roma, Redattore NBA per partenopress.com e My-Basket.it; giocatore e amante della palla a spicchi da sempre. MORE THAN A GAME.
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