mar 19, 2014 Alessandro Pagano Sport 24, Sport USA 0
Roma. Storie di rivalità e grandi amori o forse grandi odi. Questo è il clima che si è respirato stanotte a Cleveland, Ohio. Alla Quicken Loans Arena, casa dei Cavaliers, è andato in scena uno degli eventi più attesi dell’intera stagione, per motivi più che ovvi. Arrivano i campioni in carica di un certo LeBron James, nativo di Akron, cittadina di 208.000 abitanti che dista dalla capitale dello stato appena 40 miglia. Si può dire che il Re è tornato a casa. Una casa edificata da lui, una casa che ha toccato il massimo dello splendore quando LBJ vestiva quella casacca dei Cavs col numero 23. Eppure, al giorno d’oggi, la maggioranza dei tifosi di Cleveland non ha digerito la “Decision” del Prescelto e nutre un “odio” contro chi li ha resi grandi. Odio, sempre inteso nel senso sportivo, che condivide la società dei Cavaliers, in particolare nella persona di Dan Gilbert, proprietario della franchigia dell’Ohio. Non sono mancate le “scortesie” da parte di Gilbert come ad esempio il mancato invito alla cerimonia del ritiro della maglia di Big-Z oppure ancora la frase che lo stesso Ilgauskas è stato il vero trascinatore delle ultime Finals disputate dai Cavs. Last but not least, la genialata della proiezione tridimensionale sul parquet della Quicken Loans Arena di un filmato da capogiro, all’interno del quale vengono menzionate tutte le grandi leggende dei Cavaliers e, naturalmente, Gilbert ha voluto che James non comparisse nemmeno per un secondo. Una scelta che paga? Il campo tendenzialmente tende a smentire questa ipotesi. Soprattutto stanotte, quando il Re approccia in un certo qual modo alla gara, vuoi per mettersi in mostra al meglio a casa sua, vuoi anche per un po’ di soddisfazione personale. I Miami Heat, privi di Wade in vista del back-to-back che li vedrà impegnati stanotte contro i Celtics al TD Garden, arrivano sì dopo una vittoria contro i Rockets ma in un periodo buio, forse il più buio da quando si sono uniti i big three. Spoelstra cerca risposte non solo da un Allen più che ritrovato ma dall’intera squadra. Il coach 2 volte campione NBA annuncia poco prima della partita che Oden, d’ora in avanti, ossia fino a fine stagione, sarà titolare e partirà in quintetto. I Cavaliers, invece, non possono dar vita ad uno show che tutti noi attendavamo: il vecchio contro il nuovo, il passato contro il futuro, insomma, Kyrie Irving contro Lebron James. Il playmaker dei Cavs a causa di una lesione del bicipite non prenderà parte di questa partita ed è fuori “indefinitely” ovvero sia poter fissare la data di rientro.
Il campo, come si diceva, dopo esser diventato per qualche minuto lo sfondo sul quale proiettare un video davvero incredibile, tende a smentire che le strategie della dirigenza di Cleveland paghi molti dividendi. Anzi. Il modo in cui Miami ed in particolare il Re approccino alla gara è clamoroso. Pronti via si parte con un 6-0 firmato da James e Chalmers che piazzano due triple. Da lì in poi, LeBron decide che è il momento di togliere le mani dal freezer e scongelarle per diventare più rovente che mai, dopo aver tirato in maniera imbarazzante nelle ultime uscite. LeBron mette in mostra quella componente che forse mancava ai tempi dei Cavs, ovvero sia il tiro dalla lunga distanza. Detto, fatto: 5/6 da 3 nel solo primo quarto e record di punti in un solo quarto per The Choosen One. Le triple arrivano in transizione e con i piazzati dagli angoli e nel frattempo raccoglie palle vaganti e perse dai Cavs per andare a schiacciare in contropiede. Per quel record personale fate 25 punti con 10/11 dal campo e 5/6 da 3 punti. Una statistica per far capire quanto possa essere straordinaria la performance di James è che mentre lui termina i primi 12’ con quelle cifre, i Cavaliers finiscono il quarto con 25 punti, 11/21 dal campo e 2/5 da 3. I Cleveland Cavaliers. Gli stessi Cleveland che, in un modo o nell’altro, restano abbarbicati al match grazie alle prodezze di Jack, Waiters e ad una buona distribuzione di punti. Il canestro a centro area dell’ex guardia dei GSW permette a Cleveland di mettere il naso avanti (52-53) a 2:02 dalla fine del primo tempo ma è un vantaggio che dura poco perché James dall’altra parte si inventa una tripla dall’angolo pazzesca per riportare avanti i suoi. Si va negli spogliatoi e il tassametro è lì che corre: 31 punti in 21’ di gioco con 12/16 dal campo, 6/8 da 3 e un 1/5 ai liberi che stona un po’. Un dato importante è che le palle perse sono ancora a quota 0 e le palle recuperate a quota 2. La partita entra nel vivo e Cleveland non ci sta a cadere così sotto i colpi del Re. Alza la difesa su LeBron e cerca di migliorare i propri tiri con Waiters e Jack come principali fari offensivi. Ma ad ogni vantaggio Cavs, corrisponde un canestro Heat, firmato da James, che rimette i padroni di casa sotto. Se offensivamente parlando sembra essersi ripresa Miami, della difesa non si può dire lo steso come dimostra il bel back door con schiacciata di Dion Waiters. Siamo, però, in contumacia Wade e chi meglio di Chris Bosh, soprattutto questa stagione, sa ricoprire il ruolo di comprimario accanto a James? L’apporto dell’ex centro dei Raptors è decisivo nel finale, prima con la bomba del 91-88 e poi con un bel palleggio arresto e tiro per chiudere il personale parziale di 5-0 che allunga il risultato sul 93-88. Ma la giocata della partita arriva a 1:34 dalla fine quando, sul -3, Waiters serve magnificamente Hawes dentro dopo un pick-and-roll ma dal lato debole arriva il numero 6 che cancella il tentativo di schiacciata dell’ex 76ers. La stoppata, in chiaro stile “Splitter” per intenderci, salva il risultato, insieme ad un’altra giocata difensiva, stavolta su Waiters che, purtroppo, dopo il contatto in area cade violentemente sul parquet. È game, set & match. Miami vince a Cleveland col punteggio di 100-96. James chiuderà con 43 punti, 14/19 dal campo, 6/8 da 3 e 9/13 dalla lunette.
Miami Heat (46-19): James 43, Bosh 21, Oden 6, Douglas 9, Chalmers 3, Alle 14, Andersen 3, Battier, Cole 1, Haslem.
Cleveland Cavaliers (26-42): Gee 12, Thompson 10, Hawes 11, Waiters 17, Jack 22, Dellavedova 5, Varejao 16, Zeller 3, Miles.
happy wheelsNato a Pompei il 3/4/1993. Studente del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso La Sapienza di Roma, Redattore NBA per partenopress.com e My-Basket.it; giocatore e amante della palla a spicchi da sempre. MORE THAN A GAME.
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