giu 01, 2014 Claudio Pellecchia Sport USA 0
Roma. Che la pallacanestro resti uno sport di squadra, pur lasciando notevoli spazi all’espressione del talento dei singoli, è un teorema che ha trovato ulteriore conferma nella serie tra Spurs e Thunder. Durant e Westbrook sono due alieni sul parquet ma, alla lunga, hanno dovuto chinare la testa di fronte all’organizzazione del “sistema” che permette a Gregg Popovich di spiegare basket da quasi vent’anni. Gara 6 è stata la perfetta sintesi di pregi e difetti delle due squadre: quando sono appena in cinque (contro i dieci degli avversari) a “sporcare” il tabellino per punti realizzati, non puoi sperare di andare a bussare alla porta di “King” James e ottenere udienza per l’anello. Così come, dall’altra parte, non puoi permetterti di non giocare le due partite centrali della serie solo perché il rientro improvviso del lungo avversario ha scombinato il piano tattico che avevi preparato. Alla fine, comunque, hanno prevalso i più forti, i più continui, i più tutto.
SAN ANTONIO SPURS
Boris Diaw sfida Kevin Durant (fonte foto: www.zimbio.com)
TOP – BORIS DIAW: Troppo facile parlare di Duncan, Ginobili o Parker. Stavolta, quando è stato necessario salire di livello, il francesone ha risposto presente. Uno scienziato del gioco, ogni cosa al posto e al momento giusto, con la semplicità e la tranquillità dei più grandi. Già decisivo con i 13 punti di gara 5, Boris si toglie lo sfizio di essere il top scorer nel “closing game”, catturando anche il rimbalzo decisivo sulla tripla della disperazione di Durant. Pop può avviare le pratiche per il passaggio dai “big three” ai “fab four”.
FLOP – MARCO BELINELLI: Spiace ripeterci ma ancora non ci siamo. Nei playoff si deve aumentare di rendimento e, invece, il profeta da San Giovanni in Persiceto sembra ancora lontano parente di quello ammirato in regular season. Risultato: minutaggio che è andato progressivamente riducendosi nelle rotazioni di Popovich. La soddisfazione di vedere un italiano giocarsi il trofeo più prestigioso fa il paio con la delusione di non averlo ancora visto giocare come sa quando conta davvero. La speranza è che abbia tenuto il meglio per le Finals. Forza Marco fai vedere chi sei!
OKLAHOMA CITY THUNDER
Russel Westbrook, anima dei Thunder (fonte foto: bleacherreport.com)
TOP – RUSSEL WESTBROOK: Più che le cifre (comunque di tutto rispetto) vogliamo sottolineare il cuore e la voglia di non arrendersi della guardia da Long Beach. Al di là di qualche palla persa di troppo o di qualche possesso gestito frettolosamente, stavolta gli si può rimproverare davvero poco. Cerca in tutti i modi di trovare la combinazione della cassaforte texana e il 40+10 di jordanesca fattura in gara 4 sembra portarlo nella direzione giusta. Ma, a differenza di Clooney in “Ocean’s Eleven”, lui non ha una banda affidabile e collaudata ed è costretto a rimandare di nuovo l’appuntamento con il bottino. Anima e trascinatore della squadra, ancor più di KD.
FLOP – DEREK FISHER: Un tempo partite come le ultime due disputate erano il pane quotidiano del “venerabile maestro”, che aveva sviluppato, nel corso degli anni, la più che discreta tendenza a guidare i compagni quando si trattava di “win or go home”. Ora l’età è quella che è e il primo passo è oramai costantemente mezzo secondo troppo lento, con il tempo che chiede, inesorabile, il conto per una carriera meravigliosa. Forse è il caso di chiudere qui, per non sporcare ulteriormente l’immagine del grande giocatore che è stato.
happy wheelsNasce a Napoli il 07/09/1987. Già collaboratore/redattore per il "Roma", "Il Mattino" e toniiavarone.it, nonostante la laurea in Giurisprudenza ha deciso comunque di intraprendere l'avventura rischiosa e affascinante del giornalismo. Pubblicista dal 2013, ama lo sport e le storie che vi ruotano attorno. Occuparsi di Nba non è un lavoro, ma un piacere.
ott 25, 2024 0
ott 24, 2024 0
ott 15, 2024 0
ott 14, 2024 0
ott 08, 2024 0
ott 01, 2022 0
set 30, 2022 0
set 03, 2022 0
ott 01, 2013 6
mag 22, 2009 5
11 years ago
11 years ago
11 years ago
11 years ago