giu 06, 2014 Alessandro Pagano Sport USA 0
Roma. A volte ritornano. La storia, il destino, sono sempre loro a disegnare gli scenari migliori per i più alti palcoscenici. Lo scorso anno San Antonio e Miami avevano dato vita ad una delle più memorabili serie finali che si ricordino. In casa Spurs tutto si fermò su quella reazione inusuale di Tim Duncan, dopo essersi divorato due comodi tiri contro Battier. Dall’altra parte, invece, ci si è fermati un po’ più avanti, al jumper di LeBron che valse il +4, ai festeggiamenti, all’anello. Si è parlato tanto e forse troppo ultimamente di quello che è successo lo scorso anno, con Duncan che è certo di spuntarla quest’anno, mentre James risponde dicendo di non essere propriamente d’accorso, prendendola sul motivazionale. Solo parole, forse, evitabili. Ma una parola regna sovrana nella mente di tutto il popolo di fede nero-argento: THE REMATCH. Ed un’altra, invece, nella mente dei tifosi Heat: TREPHEAT. Benvenuti alle Finals NBA 2014.
Si parte all’AT&T Center di San Antonio, Texas, diverso starting point rispetto alle scorse finali. Il fattore campo stavolta è dalla parte di Parker e soci e difenderlo fin da subito è un giusto modo per arrivare fino in fondo. I quintetti restano i soliti, gli ultimi utilizzati dai due coach: Chalmers, Wade, James, Lewis e Bosh da una parte, Parker, Green, Leonard, Splitter e Duncan. Popovich, dunque, ripropone i due lunghi contro i praticamente 0 giocatori d’area dei Miami Heat. Il coach degli Spurs può fare affidamento su una panchina più lunga, sulla quale vi è seduto anche Marco Belinelli, primo italiano ad arrivare così in fondo nella postseason. Si inizia, palla a due, tra lo sventolio dei ventagli di tutto il pubblico presente a palazzo.
1st quarter: i primi due punti di queste Finals arrivano, come sempre, per mano di Chris Bosh che si mette subito in partita. La scelta di coach Popovich è quella di attaccare con Splitter subito Lewis, che gli concede non pochi centimetri ed è costretto a commettere fallo. Iniziano decisamente meglio gli ospiti che si portano sul 7-2 grazie alla tripla di Bosh e al contropiede concluso con schiacciata da parte di James. Il livello tecnico è altissimo e pian piano vengono fuori i grandi giocatori. Non a caso inizia a salire in cattedra chi forse più di tutti ripensa alle scorse finali: Tim Duncan. Il suo encomiabile e inimitabile lavoro nel pitturato è semplicemente fantastico e se anche Parker riesce ad andar dentro son problemi per gli Heat. Miami, però, risponde con ritmi sostenuti e non eccessivamente alti, controllando e misurando ogni attacco e difendendo con estrema convinzione.
Dopo il primo strappo, la partita vive di sorpassi e controsorpassi, con Wade che si riscalda un po’ alla volta, con James che inizia a segnare anche da fuori e con Duncan che di esperienza e pura morbidezza sale di colpi. Iniziano presto le rotazioni per coach Pop che inserisce poco dopo la metà del quarto Manu Ginobili e Boris Diaw. L’ingresso dell’anguilla di Bahia Blanca cambia completamente la partita: l’argentino mette a segno 3 triple nei suoi primi 3 tentativi dall’arco e legge i pick&roll come solo lui sa fare. Miami cerca di costruire offensivamente ma solo quando esce Chalmers, disastroso e gravato già di 2 falli, l’attacco di risolleva grazie a Lewis e Wade. Triplo cambio per Spo che inserisce Andersen, Cole e Ray Allen. Mentre continuano le mascalzonate latine di Manu, gli Spurs fanno girar palla come piace a Popovich e trovano soluzioni comode che, sul finire del quarto, iniziano a uscire dopo una partenza perfetta. Forte in difesa Leonard che, costretto dall’aggressività di LeBron, commette il suo secondo quarto e si accomoda in panchina. Col solito quintetto “buena onda”, dove Ginobili e Diaw sono i veri playmaker, San Antonio vola sul +6 dopo l’errore di Green sulla sirena. 20-26 al primo mini intervallo, con Manu già a quota 9 (3/4 da 3), Duncan a 8, mentre i Big Three di Miami sono a 18 punti (James 7, Wade 5, Bosh 5). Mentre gli Spurs tirano col 57% da 3, James raggiunge Jordan e Bryant nell’elite dei giocatori con 4.000 punti, 1.000 rimbalzi e 1.000 assist nei Playoff.
2nd quarter: come da copione James si riposa in panchina e il quintetto è affidato offensivamente soprattutto a Wade. Splitter, accoppiato con Shane Battier, inizia a dar problemi all’ombra dei cristalli e porta la sua squadra sul +7. Le seconde linee degli Heat provano a farsi avanti e Cole e Allen accorciano le distanze portandosi ad un solo possesso di distanza (26-27). Con 10:06 si scrive la storia della pallacanestro italiana oltreoceano, con Belinelli che per la prima volta tocca un parquet nelle Finals. L’impatto è subito notevole, Marco va dentro a procurarsi due liberi che realizzerà. Ma nel frattempo uno che invece ne ha giocate qualcuna in più di finale NBA diventa il problema principale per la difesa Spurs. La tripla di Ray Allen dall’angolo rievoca i fantasmi del passato ma a scacciarli subito via è il talento da San Giovanni in Persiceto, con la tripla che vale il nuovo sorpasso. Spoelstra opta per i due lunghi, con Bosh da 4 e Andersen da 5 per arginare il rientrante Duncan. La difesa Spurs cala leggermente e l’attacco di Miami ne approfitta subito per con Wade contro Belinelli in avvicinamento e poi con Bosh da 3 punti portando Duncan e Splitter lontani da canestro. Neanche il tempo di rientrare e Chalmers commette il suo terzo fallo (lento e sbagliato close-out), facendo così rientrare Cole sul parquet. Popovich chiama TimeOut per riorganizzare la difesa dopo l’ennesimo canestro di Wade che arriva in doppia cifra (12). L’uscita dal TO si lascia come sempre guardare con 2 punti di altissimo livello dopo la solita circolazione sul perimetro. Salgono in cattedra i tiratori e alla tripla di Allen risponde la tripla di un positivissimo Marco Belinelli (41-45). Rientra James mentre non rientra Leonard e allora, come nella serie dell’anno scorso, sarà Diaw a occuparsi di James.
I risultati non sono eccellenti e James va al ferro la prima volta e in lunetta la seconda. Ma se da un lato del campo può soffrire contro un merci come LeBron, dall’altro impartisce lezioni di pallacanestro e di playmaking, pur essendo utilizzato come 4. Parker deve solo segnare da 3 un tiro aperto dopo un passaggio bellissimo del gemello francese Boris. Salgono negli ultimi minuti gli attacchi e si va negli spogliatoi sul punteggio di 49-54 Spurs. In doppia cifra già l’intramontabile Duncan con 15 (6/7), James con 13, Wade con 12, Ginobili con 11, Bosh e Parker con 10. Ai punti di Ginobili vanno aggiunti 5 assist e un sublime gioco di letture dopo i pick&roll e nei momenti chiave dell’azione. Le percentuali sono alte, il livello di pallacanestro pure. L’apporto delle panchina dice chiaramente Spurs: 24 punti (8 di Beli) contro i 12 degli Heat.
3rd quarter: lo sventolio dei ventagli aumenta e la temperatura percepita all’interno dell’AT&T Center è di 88°F (pari a oltre 31°C), mai così alta. Ritornano in campo Leonard, che entra subito deciso in questo secondo tempo, e Chalmers, che continua con una disastrosa gestione della palla. Miami offensivamente sembra più reattiva e con Wade e un Lewis inaspettatamente positivo in attacco si porta sul 54-58. La risposta in casa Spurs si chiama sempre e solamente Timoteo Duncan. James, intanto, fa sedere in panchina con 3 falli Leonard. La difesa Spurs vuole difendere meglio l’area e, proprio come l’anno precedente, invita a tirare da fuori i giocatori in canotta rossa. Wade accetta la sfida e mette a segno una tripla di rara importanza. Dopo il TimeOut, e una lavata di testa da parte di ogni componente della panchina, ritorna Chalmers ma nemmeno il tempo di rendersi conto della situazione che il prodotto di Kansas deraglia e sfonda, commettendo il fallo numero 4. È il momento in cui può girare la partita, si raggiunge il pari a quota 62 dopo che James con un tiro forzatissimo da 3 aveva riportato in vantaggio gli Heat in vantaggio. Lewis è l’uomo al quale Popovich lascia più spazio, il veterano lo sa e cerca di sfruttare i mismatch contro Belinelli. I 5 punti di fila per l’ex Magic e Supersonics portano Miami sul +3 (67-64). Si intuisce che qualcosa non va quando le telecamere inquadrano James e Bosh in panca con del ghiaccio sul collo per rinfrescare il corpo. La difesa di Miami, per via anche di un calo di concentrazione, inizia a non comunicare più e San Antonio ne approfitta prontamente. Manu con l’and-one prima di cedere il proscenio a Walter Ray Allen.
Rientra James e Miami torna a difendere forte e soprattutto a correre in contropiede. Si spegne la luce dell’attacco Spurs e Allen infila 4 punti comodi in campo aperto. I punti in fila diventano 6 con una giocata che dalla collocazione spazio-temporale sconosciuta: Allen ruba, guida il contropiede, va dentro e va a schiacciare come farebbe un 25! L’unico problema è che He Got Game di anni ne ha 38 suonati. Incredibile giocata. Le palle perse diventano il problema numero 1 per gli Spurs che non riescono ad arginare una manovra offensiva che ha completamente perso il bandolo della matassa. La reazione viene dal Brasile ed è Splitter nel pitturato a cercare di rimettere le cose apposto. Ultimo mini riposo: Miami 78 San Antonio 74, con un quarto da 29-20 Heat. Le palle perse da 10 passano ad essere 19 (!), dalle quali scaturiscono ben 22 punti per Miami. James arriva a 23 punti, Allen a 16, Wade a 17 e Bosh flirta con la doppia doppia (10+9). Sul fronte opposto Duncan a 17, Manu a 16 e Splitter a 9. La chiave del vantaggio Heat? Difesa e contropiede.
4th quarter: mentre il caldo all’interno dell’arena è sempre più torrido, Miami sembra dare l’impressione di essere in partita soprattutto mentalmente e Bosh continua il suo lavoro preciso dalla media distanza. Splitter inizia da dove aveva finito, dal canestro a fin di sirena a 6 punti di fila che tengono a galla i padroni di casa. Viene data un’ulteriore chance a Chalmers che, ancora una volta, gioca 2 azioni prima di commettere il suo quinto fallo. I problemi Heat derivano dalle eccellenti letture di Ginobili sui pick&roll giocati col brasiliano e se, qualora non riuscisse il passaggio diretto al rollante, come sponda c’è un trattatore di palla eccelso come Diaw. Per quei punti in fila fate 9, Splitter è letteralmente la speranza di San Antonio con Duncan a ricaricare le pile in panchina e con Green e Leonard offensivamente nulli. Bosh completa un mini parziale di 6-0 con il lavoro in post e con l’and-one da 3 punti per un presunto fallo di Duncan che rimpiazza Splitter. Le rotazioni di Miami funzionano e le palle perse degli Spurs sono sempre più numerose. Ma con poco più di 8’ ancora da giocare, Miami scompare dal campo: i tiri vengono presi fuori equilibrio, la difesa diventa meno lucida e James chiede aiuto alla panchina. La temperatura elevata all’interno dell’AT&T Center condiziona la tenuta fisica di Miami che gioca quasi come se azione dopo azione perdesse delle energie vitali. James addirittura chiede il cambio a 6’ dalla fine per rifiatare in panchina e per farsi dare una controllata ai muscoli della gamba. Chi sembra, invece, non accusare nessun tipo di problema è l’attacco di San Antonio che con un ritrovato Danny Green si riportano in vantaggio. Due triple di fila per “The New Jersey Gansta” che consegnano il vantaggio nelle mani dei padroni di casa (90-94). Arriva il TO Spo e nel frattempo dai piani alti viene ufficializzata la notizia che per via di un guasto elettrico il sistema di aerazione e condizionamento dell’impianto non funziona. Ritorna un James spossato e non al 100% fisicamente parlando ma con la forza del campione batte l’uomo e arriva al ferro per il -2. Nel ricadere, però, sente tirare un muscolo. Probabilmente per crampi, LeBron è costretto ad abbandonare il campo e non è neanche in condizione di raggiungere la panchina sulle proprie gambe.
A 3:59 dalla fine, col punteggio di 92-94, James, per la gioia del pubblico Spurs che esulta, si accomoda in panchina. La disidratazione causata dall’alta temperatura potrebbe essere la causa scatenante dei crampi. La causa, invece, dei dolori di Miami è Green che dal nulla si ricorda di essere un cecchino e punisce ancora una difesa in chiara difficoltà con un’altra tripla! San Antonio tocca il +7 con il canestro di Diaw e, sebbene Rio Chalmers provi a riaprila con il tiro dalla lunga distanza, la partita viene definitivamente seppellita dalle triple di Leonard e Parker che regalano il +15 finale agli Spurs.
Game, Set & Match SAS! Finisce 95-110 una partita bellissima, che non ha vissuto di un finale adeguato. Anche Duncan, ai microfoni a fine partita, ammetterà che il fattore caldo è stato decisivo ma San Antonio batte anche quello e si aggiudica gara 1 con un margine che forse mente. Miami è restata in gioco fin quando le energie, le forze l’hanno sorretta e iniziando comunque un quarto periodo in vantaggio di 4 lunghezze. Con James in panchina e una squadra praticamente stremata, Miami si arrende e gli Spurs con un quarto quarto pazzesco (17-36!) vincono la prima gara della serie. Statisticamente parlando, la partita è stata di altissimo livello: gli Spurs chiudono con percentuali dal campo elevatissime (58.8% dal campo e il 52% da 3) mentre Miami fa leggermente peggio (47.4% dal campo e 41.4% da 3). Sono ben 41 le palle perse: 23 per gli Spurs (che di media ne perdeva 12.2 nei playoff) e 19 per gli Heat. Duncan chiude con 21 punti, 10 rimbalzi e il 90% dal campo. In doppia cifra anche Splitter con 14, Green con 13, Parker con 19 e Ginobili con 16 e 11 assist. Marco Belinelli chiude con 9 punti in 18’ di gioco,m con 2/3 dall’arco. Per Miami invece James 25 , Lewis 10, Bosh 18, Wade 19 e Allen 16. Si conclude la prima gara di una serie che si preannuncia entusiasmante, quanto o forse più di quella dello scorso anno. Con la speranza di vedere, però, finali con tutti i migliori giocatori sul parquet a giocarsi il premio più ambito.
MIAMI HEAT: James 25, Lewis 10, Bosh 18, Wade 19, Chalmers 3, Allen 16, Andersen 2, Cole 2, Battier.
SAN ANTONIO SPURS: Leonard 9, Duncan 21 + 10 rimb, Splitter 14, Green 13, Parker 19, Ginobili 16 + 11 assist, Diaw 2 + 10 rimb, Mills 7, Belinelli 9.
happy wheelsNato a Pompei il 3/4/1993. Studente del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso La Sapienza di Roma, Redattore NBA per partenopress.com e My-Basket.it; giocatore e amante della palla a spicchi da sempre. MORE THAN A GAME.
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