ott 31, 2015 Marcello Martino Spettacolo 0
Grande ritorno al Teatro Rossetti di Trieste per Simone Cristicchi con Magazzino 18: accolto con clamoroso successo al suo esordio nel 2013 a Trieste e in tournée sia in Italia che all’estero. L’attenzione suscitata dallo spettacolo, la ricaduta ed il dibattito da esso indotti, ed i sold out, le tante richieste, i premi ricevuti, oltre a inorgoglire artisti e produttori, ha fatto sì che la tournée riprendesse per un terzo ciclo e toccasse nuovamente il Politeama Rossetti, da dove tutta questa bella avventura è partita.
Il Magazzino 18 è un “luogo della memoria” particolarmente toccante che si trova nel Porto Vecchio di Trieste: rievoca una pagina dolorosissima della storia d’Italia, di una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del nostro Novecento testimoniata da tanti piccoli, umili ricordi che appartengono alla quotidianità.
Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e quasi 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni – di lasciare le loro terre natali destinate ad essere jugoslave e proseguire la loro esistenza in Italia. Non è facile riuscire a immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le loro poche cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro povertà, insicurezza, e spesso sospetto.
Simone Cristicchi è rimasto colpito da questa pagina della nostra storia ed ha deciso di ripercorrerla partendo proprio da quel luogo nel Porto Vecchio di Trieste, il Magazzino 18, dove gli esuli – senza casa e spesso prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o estenuanti viaggi verso lontane mete nel mondo – lasciavano le loro proprietà, in attesa di poterne in futuro rientrare in possesso.
Coadiuvato nella scrittura da Jan Bernas e diretto da Antonio Calenda, Cristicchi parte proprio da quegli oggetti privati, ancora conservati al Porto di Trieste, per riportare alla luce ogni vita che vi si nasconde. Inventa un personaggio, il Persichetti, un archivista ministeriale che s’imbatte per lavoro nella vicenda dell’Esodo e piano piano, oggetto dopo oggetto, passando da una lettera a una pagina di diario, da una fotografia, a un utensile, incontra mille vicende, migliaia di vite cariche di nostalgia. Allora le narra schiettamente e passa dall’una all’altra cambiando registri vocali, elementi di costume, atmosfere musicali, in una koinée di linguaggi che trasfigura il reportage storico in un “Musical-Civile”. Lo spettacolo è punteggiato da canzoni e musiche inedite di Simone Cristicchi, eseguite dal vivo.
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