nov 04, 2015 Marcello Martino Spettacolo 0
Di: Roberto Cavosi
Scene e Costumi: Petra Veber
Regia: Igor Pison
Produzione: Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Interpreti: con la Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Federica De Benedittis (attrice ospite), Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos
Repliche: 18
Un uomo, venditore ambulante di aspirapolvere: ha una famiglia, una donna, una bambina, una madre… Ma si trascina fra frustrazione professionale e caos sentimentale, ossessionato da un’amante che non lo vuole più. Poi sua moglie: regge tutto sulle proprie spalle, il marito è assente. A lei tocca occuparsi della suocera colpita dal morbo di Alzheimer, a lei l’angoscia per la figlia febbricitante… e fra questi oneri c’è un colloquio da sostenere, per fuggire la condizione di disoccupata. Il fratello di lei sembra vincente: giudica il cognato fallito, la sorella soffocata d’impegni… Ma in realtà, per vivere, ruba.
C’è qualcuno che vince in questo testo? Non il piccolo industriale di calzature, in affanno per il futuro della sua ditta, che muore d’infarto nell’unico, agognato momento di pace della sua giornata. Non Simon Pietro, che attraversa il tempo obbedendo al proprio ruolo e nuovamente rinnega, e sopravvive fra i rimorsi. Nemmeno gli angeli possono più molto: ne conosciamo uno, ridotto a taxista, osservatore sapiente ma impossibilitato ad agire, ad intervenire nella storia, che si ripete sempre uguale, sempre difficile, sempre dolorosa…
Roberto Cavosi definisce Rosso Venerdì un “monologo a più voci” ed in effetti, è affascinante la struttura drammaturgica secondo la quale sviluppa il testo: flussi di coscienza in cui contemporaneamente i diversi personaggi raccontano sé stessi, i rispettivi drammi, il loro mondo e danno notizie delle altre figure a cui sono legati. Ma non avviene mai alcun rapporto diretto fra loro: non si passa mai al dialogo. Da questa insolita scelta compositiva, sgorga un interessante affresco contemporaneo. È una polifonia di voci impegnata nella narrazione di piccoli Golgota quotidiani, ai quali s’intreccia il Calvario dell’Uomo sulla croce, quello che si ripete simbolico e sconvolgente, e attorno al quale si radunano gli uomini con i loro peccati, le loro imperfezioni, attratti, sconvolti, commossi, cinici, indifferenti o fragili…
Lo spettacolo – che ha visto esordire sul piano nazionale della neocostituita Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – ha debuttato con successo al Festival di Asti, complice la regia sapiente e visionaria di Igor Pison, giovane artista triestino formatosi fra la Germania e la Slovenia, che forte di una potente creatività è entrato in completa sintonia con il testo, enfatizzandone le potenzialità.
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