giu 21, 2011 Redazione Home Page 0
NAPOLI – La riunione interistituzionale sulla crisi rifiuti che si è tenuta a Palazzo Santa Lucia tra la Regione Campania, il Comune di Napoli e i rappresentanti delle Province si è conclusa con la definizione di un piano di azione condiviso da tutti i partecipanti, nell’ambito dell’accordo sottoscritto il 4 gennaio 2011 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che nella particolare situazione di criticità nella gestione del ciclo dei rifiuti dovrebbe, se attuato in tutte le sue parti, garantire un graduale e costante miglioramento della situazione a Napoli e in provincia. «Abbiamo elaborato un programma condiviso utilizzando le potenzialità degli impianti delle altre Province, Stir e discariche, facendo in modo che questo sistema che ha funzionato finora e che si è fermato solo per fattori esterni possa essere potenziato e per garantire un graduale, ma costante recupero di ciò che si è accumulato nelle strade di Napoli e della provincia», ha dichiarato l’assessore all’Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano, al termine dell’incontro svolto nella sede della giunta regionale campana con l’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli Tommaso Sodano e i rappresentanti delle 5 Province della regione. «Se il sistema ha funzionato una volta, anche con un potenziamento della capacità lavorativa sono convinto che possa funzionare ancora – ha aggiunto Romano – e ci può consentire di arrivare al 15 luglio con la città e la provincia pulite». L’accordo partirà, ha specificato Romano, «già dalle prossime ore, grazie al grande senso di responsabilità di tutte le Province campane». Il termine dei conferimenti negli impianti extraprovinciali, ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, «è fino allo svuotamento dei rifiuti di Napoli e provincia». Quello in atto, ha proseguito Romano, «è il tentativo di superamento della prova tecnica di un’intesa istituzionale. Quando riusciamo a trovare un’intesa è un elemento di crescita per coloro che rappresentano le istituzioni. Dobbiamo fare in modo di far capire ai cittadini che sta prevalendo il senso di responsabilità istituzionale. Non c’è niente nel piano che possa impensierire o intimorire i cittadini, stiamo continuando a fare quello che già facevamo. Il piano non prevede nuove allocazioni». Ad Acerra e Caivano «l’ordinanza del presidente della Provincia di Napoli Cesaro dimostrerà che quello che si è realmente progammato di fare è trasferenza, e non stoccaggio temporaneo». Il programma sarà monitorato ogni 24 ore dalle istituzioni coinvolte. L’intesa raggiunta – si legge in una nota – è un estremo tentativo limitato nel tempo che, in assenza del provvedimento del Governo ancora sollecitato, non potrà che comportare lo stato di emergenza. E dal Consiglio Comunale di Napoli è partito in serata un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè solleciti il Governo circa la gravità delle conseguenze derivanti dal rinvio del decreto legge che avrebbe consentito il trasferimento fuori regione dei rifiuti, «principalmente quelli che giacciono da giorni nelle nostre strade» che «senza alcuna esagerazione, può portare ad una vera situazione di emergenza sanitaria ed economica nella terza città della Nazione».E in serata una ventina di persone, tra cui anche qualche bambino, con addosso tute monouso di colore bianco e mascherine sulla bocca, stanno prelevando sacchetti d’immondizia maleodoranti dai vicoli dei Quartieri Spagnoli di Napoli per gettarli lungo via Toledo, nei pressi dell’incrocio con via Santa Brigida, a qualche centinaia di metri da piazza del Plebiscito. Il raid sta avvenendo sotto lo sguardo attonito di passanti e turisti. A poche centinaia di metri, nelle vicina Piazza Trieste e Trento, un altro gruppo di persone ha rovesciato i cassonetti colmi d’immondizia. Analoga protesta si era verificata anche nella tarda serata di ieri, sempre nella stessa zona. Questo alla fine di una giornata difficilissima Il primo giorno d’estate a Napoli ha avuto il cattivo odore dei sacchetti ancora per le strade. Il caldo, la puzza nauseabonda. Circa 2360 le tonnellate di immondizia non raccolta a Napoli: è la stima fornita dall’Asia, l’azienda per igiene urbana della città. In via Roma e via Toledo, dopo le proteste della notte appena trascorsa, la situazione non è migliorata. Sui marciapiedi i cumuli sono vistosi e, poco distante dalla sede partenopea della Banca d’Italia, uno di questi cumuli ricoperto da un telo di plastica trasparente, sono state issate un piccolo tricolore e un drappo con i colori del Comune di Napoli, il giallo e il rosso con la gente del posto che ha intonato l’inno d’Italia. Poco più avanti, tra turisti e cittadini che camminano coprendosi bocca e naso cercato di non sentire la puzza, in via Santa Brigida, i cassonetti svuotati sono stati tirati in strada e ostruiscono cos parte del passaggio per auto e moto. Non va meglio davanti a Palazzo Reale dove i cassonetti sono pieni e i rifiuti sono lasciati a marcire al sole. La situazione accomuna molti quartieri della città. La giacenza nei quartieri Montecalvario, Avvocata, Pendino e nei Decumani Š di 380. Nella zona di Montacalvario, la gente ha iniziato a cospargere i rifiuti di creolina, nel tentativo di difendersi non solo dal cattivo odore, ma anche dagli insetti che proliferano.
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