feb 29, 2020 Redazione Fotogallery, Motori 0
Napoli. Un premio alla carriera, la rievocazione di un’epoca d’oro dell’automobilismo sportivo, la presentazione del progetto di un autodromo per la Campania, la creazione di una Motor Valley e di una Academy per giovani piloti del Mezzogiorno. Sono stati questi gli ingredienti, carichi di suggestioni, che hanno caratterizzato la prima edizione del premio Casco Azzurro, evento svoltosi sabato 29 febbraio a Ottaviano (Napoli) sulla pista privata della Adler (multinazionale leader nella componentistica automotive presente in 23 Paesi, con 64 stabilimenti produttivi) guidata da Paolo Scudieri, imprenditore napoletano noto anche come presidente dell’ANFIA e, nell’ambiente delle corse, come gentleman driver impegnato prima nel Trofeo Abarth, oggi nel Challenge Ferrari, per non dire del legame con la squadra Alfa Romeo di Formula 1, di cui Adler è sponsor.Il premio Casco Azzurro diventerà operativo dal 2021 e sarà assegnato ai migliori piloti del Sud da una commissione in via di formazione. Nell’anteprima del 2020 è stato assegnato, come premio alla carriera, a Cosimo Turizio, irriducibile 79enne pilota napoletano con un curriculum di tutto rispetto: nel 1977 arrivò a un passo dalla Formula 1, alla quale fu costretto a rinunciare dopo aver interrotto i rapporti con lo sponsor Lloyd Centauro che avrebbe dovuto finanziare un test sulla seconda Arrows, resasi libera dopo la morte di Tom Pryce. Disse di Lui Renato Armaroli: “E’ il miglior pilota non professionista che abbia mai conosciuto, uno dei più forti piloti in attività negli anni settanta. Per grinta e coraggio mi ricordava il Clay Regazzoni del 1970, quello che vinse l’Europeo di Formula 2 con la Tecno”.
Gli organizzatori del Casco Azzurro hanno colto l’occasione per premiare con una targa celebrativa anche Ferlaino e, con lui, Antonio Maglione, altro ex pilota napoletano entrato nella storia dell’automobilismo per aver sfiorato la Formula 1 negli anni 60. Erano gli anni in cui Napoli ospitava un Gran Premio sul circuito stradale di Posillipo (non valido per il Mondiale, ma di grande prestigio) e proprio nel 1960 Maglione conquistò sul circuito di casa la vittoria nella corsa riservata alle Formula Junior, al volante di una De Sanctis. Nella corsa riservata alle Sport, che in quell’edizione sostituirono le monoposto della massima categoria, s’impose invece, al volante di una WRE Maserati, Mennato Boffa, altro nome entrato nella storia dell’automobilismo per aver vinto tre campionati italiani (uno poi sottrattogli per un intrigo regolamentare) e per essere arrivato fino alla Formula 1 (unico napoletano assieme a Maria Teresa De Filippis) guidando con onore una Cooper Climax.
La mancanza di finanziamenti pubblici e del sostegno della politica, tiene per ora ancorato alle “buone intenzioni” il progetto dell’autodromo di Cellole. Tuttavia hanno dato coraggio le parole di Enzo Rivellini. Il quale – parlando nella doppia veste di appassionato ex pilota della domenica e di politico in prima linea – ha ricordato che “l’amministrazione regionale può fare molto per sostenere un progetto come questo. Quando le idee sono valide, i soldi ci sono sempre, basta credere nella validità dei progetti. E un autodromo a Cellole può rappresentare, oltre che una soluzione ideale per la pratica dell’automobilismo, un attrattore turistico formidabile per il litorale domizio. Basta vedere che cosa rappresenta Misano per la costiera adriatica”.
Altre targhe sono state attribuite a Piero Nappi, che ha appena appeso il casco al chiodo dopo una carriera prestigiosissima; a Mimmo Lobello, prima pilota di rally e velocità, poi per moltissimi anni dirigente sportivo; a Francesco De Beaumont, membro della Corte d’Appello della Fia (nonché pilota di auto storiche); ad Antonino Esposito, infaticabile patron della Autosport Sorrento, e a Giovanni Tagliaferri, decano dei preparatori napoletani. Sono stati ricordati anche piloti che non ci sono più, e particolarmente toccante è stato il ricordo di Marco Casillo, prematuramente scomparso qualche mese fa, ad appena 40 anni: ha ritirato una targa “alla memoria” il fratello Peppe, che del Casco Azzurro è stato uno degli artefici, nella duplice veste di ottimo gentleman driver e di cognato vicinissimo a Paolo Scudieri.
Fotoemozioni di ©Alfonso Romano
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