giu 13, 2019 Luigi Liberti Fotogallery, La Dolce Vita 0
Firenze. A viale Palazzeschi, confinante con il Centro Tecnico Federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, si trova una casa coloniale chiamata Podere Gignorosorge. E’ qui che ha sede il Museo del Calcio, centro di documentazione storica sul gioco del calcio in Italia che fa capo alla Fondazione Museo del Calcio. All’interno sono esposti numerosi cimeli della FIGC dal 1934 ad oggi, oltre a un centro informativo digitale con archivio di fotografie e filmati. Se si è fortunati, si può godere di una guida veramente eccezionale: il dott. Fino Fini, medico della Nazionale degli anni ’60 ed ex direttore del Centro Tecnico di Coverciano ma soprattutto “padre” del Museo. “Il Marchese Ridolfi fu uno dei grandi mecenati di Firenze – racconta il dott. Fini- A lui si devono lo stadio di Firenze, la Fiorentina, ed anche l’idea di creare un punto di riferimento che potesse favorire la crescita culturale del calcio facendolo incontrare con le altre discipline sportive. Ci voleva però un luogo di aggregazione che fosse anche equidistante tra nord e sud, al centro dell’Italia, perché allora − si era nel secondo dopoguerra − i collegamenti erano molto più difficili di oggi. Ridolfi riuscì a convincere la Federcalcio a comprare un podere, un terreno. Che è quello su cui oggi sorge Coverciano”. Fra le strutture del Centro Tecnico c’era appunto questo casolare e quando negli anni 90′ si decise di ristrutturarlo furono in molti a contenderselo. ” Tentarono di appropriarsene dagli arbitri alla lega di serie C. Ma, per fortuna, resistetti finché un giorno non decisi di andare dal presidente della federazione Matarrese per sapere che cosa farne del casolare ristrutturato. Avevo già l’idea di un Museo del Calcio ed anche Matarrese fu d’accordo. A metà anni ‘90 fu costituita la Fondazione Museo del Calcio. Il decreto ministeriale venne firmato nel 1996 e l’inaugurazione è del 2000, presenti il ministro della cultura Melandri e il sindaco di Firenze Dominici. Da allora ho profuso le mie energie per far crescere il museo e farlo diventare quello che è oggi: un preziosissimo centro di cultura e storia non solo calcistica. Perché è vero che esistono altri musei del calcio − come quello del Barcellona o della Juventus, bellissimi − ma nessuno così universale come questo. Tra l’altro noi come fondazione stiamo chiedendo a tutte le società di fare un proprio museo”.
Il percorso museale è articolato in sei sale: nella prima sono esposti i trofei delle vittorie della nazionale nei Mondiali 1934 e 1938 e alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Tra i cimeli è presente anche la maglia con cui Silvio Piola ha esordito in nazionale il 24 marzo 1935 contro l’Austria e sulla quale la madre dell’attaccante azzurro ha cucito una dedica al figlio, e la maglia nera indossata da Amedeo Biavati il 12 giugno 1938 in occasione della gara dei quarti di finale dei Mondiali contro la Francia, l’unica volta in cui l’Italia giocò con la maglia nera.
Nella seconda sala è presente il pallone di cristallo esposto all’inaugurazione del Mondiale di USA 1994 e una collezione di gagliardetti storici. Inoltre sono esposte le maglie di alcuni giocatori internazionali come Diego Armando Maradona, Pelé e Alfredo Di Stéfano.
La terza sala è dedicata alla storia della FIGC, dalla nascita nel 1898 fino ai giorni nostri, oltre ad un omaggio alla tragedia di Superga. Segue poi una ricca collezione di scarpini e palloni di tutte le epoche, grazie ai quali è possibile vedere come sono cambiati i materiali del calcio nel corso del tempo.
La quarta sala al primo piano è dedicata ai trionfi dell’Italia nell’Europeo 1968 e nel Mondiale del 1982. Per l’Europeo sono presenti le maglie di Gianni Rivera e Giacinto Facchetti e gli scarpini di Ernesto Castano e Pietro Anastasi più altri cimeli dell’unico successo continentale degli Azzurri. Per commemorare il terzo mondiale azzurro invece sono presenti le maglie dei protagonisti e altri oggetti celebri come le pipe del commissario tecnico Enzo Bearzot e dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
La quinta sala è quella dedicata alle rassegne in cui l’Italia è andata vicino al successo, come Messico ’70, Argentina ’78, Italia ’90, USA ’94 ed Euro 2000.
La sesta e ultima sala è dedicata alla quarta vittoria mondiale a Germania 2006, oltre che ai cimeli dei campioni che sono entrati a far parte della Hall of Fame del calcio italiano.
La visita al museo dà la possibilità anche di visitare l’area dei campi del Centro Tecnico Federale di Coverciano, dove si allena la nazionale maggiore.
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