nov 09, 2011 Luigi Liberti Home Page, New York 0
ROMA. “Mi ha tradito chi ho portato per una vita nel cuore. Se penso a quanto ho fatto per Antonione e per Gabriella Iscariota Carlucci… incredibile”. Silvio Berlusconi mostra di essere sempre lui: perché se la Carlucci è come Giuda, allora il premeir è come il Tradito, con la T maiuscola. Ma l’era di Berlusconi alla guida del governo non è finita. Il premier ha annunciato le sue dimissioni, precisando però che prima approverà la legge di stabilità, con il famoso maxiemendamento che dovrebbe contenere le misure richieste dall’Unione Europea per favorire la crescita. L’opposizione teme che in quel maxiemendamento Berlusconi voglia infilare il suo “colpo di coda”. Ma il presidente della Repubblica Napolitano ha ieri parlato di una scelta, da parte del premier, “consapevole”.
Berlusconi rivela che “appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò e, siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all’inizio di febbraio, elezioni a cui non mi candiderò più”. Una frase che contiene tre passaggi importanti: le dimissioni, l’assenza (a suo parere) di alternative, anche se “Casini ha un accordo con la sinistra”, e la decisione di non ricandidarsi. “Il candidato premier del centrodestra sarà Alfano”, anche perché “io sono stanco di non poter fare la politica che voglio”.
I tempi? “Quelli dell’approvazione della legge di stabilità dovrebbero essere veramente celeri: entro la prossima settimana l’approvazione al Senato e quella successiva alla Camera, lì dipende dal calendario che deciderà Fini, ma comunque entro la fine del mese l’iter sarà stato completato e io mi sarò dimesso”.
Berlusconi aggiunge anche di non vedere nelle mosse dei mercati un “golpe”: “A dire la verità questa pressione è una grande opportunità, i mercati ci spingono a fare le riforme che non siamo mai riusciti a fare, quelle liberalizzazioni che avevo sempre messo nel mio programma ma che avevano trovato mille resistenze. Non la dobbiamo vivere come un’imposizione ma come un’occasione”.
Casini? “L’alleanza che parte dal centro e arriva fino a Bersani, Vendola e Di Pietro” gli avrebbe già pèromesso “che farà il presidente della Repubblica, e lui ci spera altroché e per questo non molla”. E Tremonti? “Il rapporto personale non è cattivo, a Cannes siamo stati perfino compagnoni, ma poi lui alla fine fa sempre quel cavolo che gli pare e a me resta solo da fare l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri”.
Il futuro? “Farò il padre fondatore del mio partito e magari mi rimetterò a fare il presidente del Milan”. Anche se “beh, magari potrò dare una mano in campagna elettorale, quella è una cosa che mi è sempre riuscita benissimo”.
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