giu 12, 2010 Luigi Liberti Home Page, New York 0
Roma – «Per me è la fine di un incubo». Così Sergio De Gregorio ha commentato la sentenza dela quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dal sostituto procuratore della Repubblica di Napoli, Alessandro Milita che chiedeva l’annullamento dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli, con la quale si sanciva che, nei confronti del senatore Sergio De Gregorio «non si evidenziava il benchè minimo indizio di colpevolezza» relativamente all’accusa di riciclaggio avanzata nei suoi confronti. Il presidente della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato, leader del Movimento politico Italiani nel mondo, non nasconde la sua soddisfazione anche se rimane molto perplesso: «Da piccolo imprenditore, prima dell’esperienza in politica, ho vissuto l’indebitamento delle mie aziende, altro che riciclaggio! Ma la cosa più terribile – aggiunge il parlamentare – è stata aver visto mescolata la mia attività politica e parlamentare, all’infamante teorema di aver favorito la criminalità organizzata, un teorema che non mi appartiene, nemmeno per ipotesi. Devo un ringraziamento al mio legale, Carlo Fabbozzo, per non aver mai dubitato della mia totale innocenza. Ma devo anche sottolineare – rimarca il leader di Italiani nel mondo – che questa è la seconda volta che vengo colpito da accuse terribili, senza che esistano fatti di reato contestati». «In che paese viviamo? È possibile -prosegue De Gregorio- che su questi argomenti non si possa aprire una serena riflessione che porti ad immaginare quanto la politica sia esposta, a volte, alla pervicace persecuzione di alcuni membri del potere giudiziario? Tuttavia, devo ammettere che non ho mai perso la fiducia nella giustizia giusta e che la mia esperienza personale dimostra che c’è sempre un giudice terzo capace di coraggio e determinazione nell’accertamento della verità. Devo constatare con amarezza – aggiunge – che ho ricevuta poca solidarietà dal mondo della politica, forse ne avrei meritata di più dai vertici di un partito che guarda all’emergenza giustizia come ad una questione nazionale. Personalmente – sottolinea De Gregorio – ho sopportato in silenzio, cristianamente, facendo un passo indietro, seppure non meritassi di congelare la mia iniziativa politica, in nome di un semplice sospetto di colpevolezza. Ma probabilmente anche il silenzio è un atto di coraggio. Non credo nemmeno alla cattiva fede di chi mi ha perseguitato – conclude il parlamentare -, anche se una così lunga azione giudiziaria, finalizzata al nulla, dovrebbe far riflettere».
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