mag 09, 2011 Redazione Home Page, New York 0
Il testo del messaggio del presidente Giorgio Napolitano «se letto nella sua interezza non può non essere condiviso dalla prima all’ultima parola» ma del suo intervento «più che una forzatura» è stata fatta una «strumentalizzazione bella e buona visto che si piega un monito così alto a ragioni di contingente polemica politica». Lo sostiene il vice capogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, che commenta l’intervento di Napolitano sui magistrati e la difesa della legalità. Il messaggio di Napolitano, «invita a ricordare i magistrati come vittime del terrorismo e della mafia, evitando di appiatirli nel ricordo complessivo dell’essere stati vittime della violenza. Invita, insomma, a ricordarli come persone che hanno vissuto nell’ordinarietà e nella quotidianità e non inquadrandole semplicisticamente nella categoria di vittime». Tra queste c’erano, a cominciare da Giovanni Falcone, dei «riformatori della giustizia e in vita furono oggetto di duri attacchi e di penose polemiche: questo significa ricordare questi magistrati come persone. Chi -del tutto legittimamente- si pone sul versante di chi vuole conservare le cose così come stanno, non può utilizzare le memoria della cetegoria delle ‘vittimè per farlo», conclude Quagliariello.
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