feb 24, 2014 Claudio Pellecchia Sport USA 0
Roma. A volte non basta. Non basta avere a disposizione la più terrificante arma offensiva dell’intera Nba. Soprattutto quando di fronte hai un gruppo che sa opporre un grande collettivo alla forza del singolo. Basterebbero queste due righe per spiegare le ragioni del successo dei Los Angeles Clippers (38-20) a Oklahoma City, nonostante i Thunder (43-14) possano contare su un Kevin Durant da 42, diconsi quarantadue, punti.
L’inizio della partita alla Chesapeake Energy Arena è di chiara marca ospite, con la “Lob City” che ha in DeAndre Jordan (doppia doppia da 18 punti e 12 rimbalzi) uno dei consueti finalizzatori, ma con un Blake Griffin negli insoliti panni dell’ispiratore. “Not in my house” sembra dire Durant, quando si esibisce nello spettacoloso coast to coast del 19-17 (con tanto di fallo subito). Con il punteggio di 28-32 si arriva al secondo quarto, dove Jamal Crawford inizia a far intuire che questa sia la serata giusta per attentare al trentello: suo il jumper dalla media, per il “long two” che vale il 45-42. A metà periodo, però, ci pensa ancora il 35 a rimettere le cose a posto, trovando, con uno dei suoi 10 assist di serata, Russel Westbrook (13 punti per lui) in angolo per la tripla del 46-48. Niente rispetto a quanto si vede qualche minuto dopo, con il raddoppio spezzato dal solito “anckle-breaking” illegale concluso dalla tonitruante schiacciata nel traffico: 59-61, ma in casi del genere il punteggio diventa quasi un fastidioso dettaglio. Non così per la connection Chris Paul – Jamal Crawford, che confezionano in transizione la tripla del 64-61 in chiusura di primo tempo. Per CP3 ennesima prestazione monstre, con la tripla doppia sfiorata a quota 18, 12 assist e 8 rimbalzi.
Il terzo quarto si apre così come si era chiuso il secondo, con Paul che ispira una tripla: questa volta è Matt Barnes (24 punti e 6/10 da dietro l’arco) a fare “splash” per il + 6 (77-71), con Crawford che lo imita un paio di possessi dopo, spedendo a bersaglio da casa sua l’83-77. Se poi anche Griffin (20 e 7 rimbalzi) si iscrive a questa curiosa riedizione del “Three Point Contest”, siglando in precario equilibrio il 91-79, allora Okc comincia a intuire che probabilmente non è serata. Inutile dire che, però, Durant non intende minimamente dare ascolto ai segnali che provengono dal parquet e, appena prima dell’ultimo intervallo, spara dagli 8 metri e mezzo per il 99-93. Un mostro, semplicemente un mostro. In una gara in cui i tiratori dalla lunga distanza si trovano a proprio agio, non può mancare la firma prestigiosa del “venerabile maestro” Derek Fisher (15 punti e 5/7 da tre), che in apertura di quarto periodo, prima riporta i suoi a -3 (99-96) e poi, con 6:30 ancora da giocare, impatta a quota 107. Tempo un paio di possessi, ed è CP3 a colpire “from downtown” per il 112-109. Il pubblico impazzisce, vorrebbe che lo spettacolo continuasse all’infinito. Soprattutto quando la “guida ragionata alla partita delle triple” si arricchisce di un nuovo capitolo a firma KD 35: 112-115 a 2:47 dalla fine. Dove avevamo lasciato Jamal Crawford? Eccolo lì, a sfruttare le spaziature disegnate da Doc Rivers e a ricevere l’ennesimo assist dal timing perfetto di Paul per il +4 losangelino (119-115). L’11 decide di dare l’ultimo colpo di pennello alla sua tela, con il “teardrop” del 121-117 a 40 secondi dalla sirena: la giocata che, di fatto, chiude la contesa. Anche perché Westbrook, come spesso gli capita, spegne l’interruttore della lucidità e sparacchia sul primo ferro un pallone che poteva essere gestito meglio. Griffin scarta l’inaspettato regalo raccogliendo il rimbalzo e sigilla la W. Finisce 125-117 per i Clippers.
Los Angeles Clippers: Crawford 36, Barnes 24, Griffin 20. Rimb: Jordan 12. Ass: Paul 12
Oklahoma City Thunder: Durant 42, Ibaka 20. Rimb: Ibaka, Adams e Collison 6. Ass: Durant 10
happy wheelsNasce a Napoli il 07/09/1987. Già collaboratore/redattore per il "Roma", "Il Mattino" e toniiavarone.it, nonostante la laurea in Giurisprudenza ha deciso comunque di intraprendere l'avventura rischiosa e affascinante del giornalismo. Pubblicista dal 2013, ama lo sport e le storie che vi ruotano attorno. Occuparsi di Nba non è un lavoro, ma un piacere.
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