giu 10, 2013 Salvatore Malfitano Sport USA 0
Miami. “Nonostante gli imprevisti dobbiamo lottare, lottare, lottare”. Quel “fight” urlato da Wade pochi istanti prima dell’inizio di gara-2 tuona nella testa degli Heat. La gara comincia come era finita la precedente: gli Spurs trovano tanti tiri perimetrali (vedere Danny Green che mette tutte e tre le bombe che spara nei primi 4′) e pochi dal post basso, medio o alto che sia di Duncan, senza dimenticarci di Kawhi Leonard, che limita LeBron finchè quest’ultimo decide di tenere le marce basse e fa incetta di rimbalzi su entrambi i lati del campo. In casa Miami poco ci mancava che si aprisse un “caso LeBron James”. L’mvp stagionale sembra, specialmente nel primo tempo, giocare esclusivamente per far entrare in partita gli altri, aspettando il momento per salire di intensità. Così, da metronomo si attiene a dare spaziature (perché tanto il ruolo di LeBron ancora non l’abbiamo trovato o capito), fa assist, è poco preciso al tiro ma il risultato che si mantiene in parità glielo permette. Un dato su cui Popovich dovrà lavorare in vista delle tre gare all’AT&T Center sono le palle perse che dalle 4 di gara-1 si passa alle 16 di gara-2. Wade e Bosh, nonostante l’assistenza di James, non vanno oltre i 22 punti totali; top scorer inaspettato in casa Heat è Mario Chalmers, con 19 punti, che ha saputo alternare al meglio il tiro in penetrazione alla raccolta dello scarico di LeBron, situazione che il playmaker in maglia bianca ha monetizzato due volte per sei punti. Sostanzialmente, la partita in tutto il primo tempo non decolla, con le squadre mai troppo distanti fra loro. Il primo quarto si chiude proprio in parità a quota 22, mentre nel secondo Miami inizia a far vedere cosa succede quando preme sull’acceleratore e gli avversari non riescono a stare dietro: piccolo allungo e i floridians vanno a riposo con cinque lunghezze di vantaggio. Un discorso praticamente analogo va fatto anche per l’inizio del terzo quarto: sono sempre Leonard e Green a tener botta alle soluzioni che Miami trova in Allen e in Andersen ma soprattutto in Miller; sono proprio loro, a quanto pare, il vero ago della bilancia della serie per Spoelstra e i suoi. LeBron comincia progressivamente ad accelerare e i risultati si vedono, inizia a formarsi un divario tra le squadre che Duncan, con una prodezza balistica notevole che gli arbitri non convalidano, non riesce a ridurre e gli Spurs arrivano all’ultimo periodo sotto di 10 (65-75). E’ proprio fra la fine del terzo e l’inizio del quarto che Miami mette il turbo e piazza l’allungo che ammazza la partita; il parziale parla di 33-5 dal minuto 32 al minuto 42, a cavallo fra gli ultimi due periodi. A 8′ dalla fine, il punto chiave: Splitter prova la schiacciata ma LeBron si solleva e contesta la giocata al centro brasiliano, quindi riparte l’azione, palla a LeBron che penetra, trova fuori Chalmers, extra-pass per Allen: piedi a posto, si muove solo la retina; ma non è finita. Sul possesso successivo, palla rubata ai nero-argento, Miller di spalle sulla metà campo nota la “sovrapposizione” di James, lo serve e il Prescelto schiaccia grintosamente il +21 Miami che a 7′ 43” chiude la partita. Popovich, mostrandosi tuttavia soddisfatto di esser riuscito a strappare una vittoria a Miami, fa accomodare i titolari e si vede in campo addirittura Tracy McGrady, segno di una bandiera bianca ampiamente alzata e sventolante per i texani. Ma San Antonio sa di essere avvantaggiata dal fattore campo: le prossime tre gare saranno tutte in casa per gli Spurs e tornare a Miami sul 3-2 o non tornarci proprio molti ci metterebbero la firma. Le prime risposte si avranno martedì notte: a San Antonio già si parla di Fort Alamo.
happy wheelsNato a Napoli, il 23/6/1994. Ex calciatore, attualmente redattore NBA per partenopress.com e basketinside.com; inviato sul Napoli per Il Roma. Studente di giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli.
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