giu 04, 2013 Salvatore Malfitano Sport USA 0
Miami. “Win or go home”: lo spettacolo targato Nba ci ha regalato un’altra meravigliosa finale di conference che si è decisa in gara-7, come l’anno scorso, dove al posto dei Pacers, c’erano i Celtics. L’uomo che ha avuto, ha e continuerà ad avere i riflettori puntati non può essere che LeBron James, che più volte si è trovato a giocare una gara-7, viaggiando con lo strepitoso ruolino di marcia di 34 punti abbondanti di media; stavolta ne ha fatti 32. All’American Airlines Arena di Miami, LBJ e compagni, che stavolta hanno dato un apporto molto più sostanzioso in entrambe le metà del campo, hanno asfaltato i Pacers 99-76; i ragazzi di Vogel, come ha sottolineato lo stesso head coach di Indiana, hanno un futuro davvero brillanti dinnanzi a loro, considerata anche la giovanissima età e l’assenza di non poco conto di Granger. Forse è proprio quell’inesperienza a giocare partite di questa portata un fattore che ha condizionato la partita. Su tutti, Paul George, passato probabilmente dalla miglior partita della carriera alla peggiore nell’arco di sole 48 ore. I Pacers avevano avuto la meglio sugli Heat ben 5 volte su 9 prima di questo match, complice anche un Dwyane Wade colpito dall’infortunio al ginocchio e dalla febbre, curata in extremis con cure endovenose prima di questa gara. Il capitano di Miami, insieme con il compagno Chris Bosh, sono stati i grandi assenti della serie, ma stanotte hanno cacciato la stoffa necessaria e la differenza è stata notevole: in gara-6 hanno combinato complessivamente un 4/19 dal campo imbarazzante, ma stavolta Wade ne fa 21. Inizialmente è l’equilibrio a fare padrone, ma fin da subito si nota come Miami abbia cambiato modo di difendere e sia decisamente più tonica e lucida quando si tratta di andare a rimbalzo. Vanno quantomeno notati gli accorgimenti tattici di Spoelstra, risultati decisivi. Innanzitutto, LeBron si è preso in consegna per tutta la partita George e l’ala dei Pacers è stata praticamente annullata dal Prescelto; la mossa fondamentale è stata l’imposizione del raddoppio sul post basso, che con Hibbert e talvolta con West fruttava un bel po’ di punti a Indiana e che stavolta non c’è proprio stato. Di rimando, Vogel, a cui si deve riconoscere di aver svolto davvero un ottimo lavoro e di aver riavvicinato la città di Indianapolis al basket dopo i famosi eventi del 2004, ha commesso la leggerezza tattica che ha consentito a Miami di iniziare l’opera di annientamento degli avversari. Se nel primo quarto, chiusosi 19-21, Indiana aveva mostrato di riuscire a reggere nonostante la quantità immane di palle perse (8 nel primo quarto, chiuderanno con 21), nel secondo le sciagurate sostituzioni di Vogel, che leva George, Hill e Hibbert (l’unico effettivamente da tenere in panca per i falli) contemporaneamente, per Young, Augustyn e Mahinmi, pesano e non poco: dal +4 Pacers, si passa al +10 Heat, complice anche l’ingresso nella partita di LeBron, che nel primo quarto ha preferito armare le mani di Wade e Bosh, piuttosto che la sua. Il canovaccio tattico della gara non cambia nel secondo tempo: Indiana non ne ha più, Miami ha il “fattore X” o, per meglio dire, il “fattore LeBron” dalla sua. Sul +26 a 6′ minuti dal termine, gli allenatori decidono di dare spazio alle seconde linee e di far tributare omaggi ai loro campioni. Adesso, la finale che ci si aspettava nel lontano 2000, arriva dopo 13 anni. Non è mai troppo tardi. E chi meglio degli Spurs sa che non è mai troppo tardi? Giovedì notte (ore 3), si ritorna di nuovo all’AAA per assistere al primo round dell’atto conclusivo della stagione Nba. Miami è la squadra da battere e per tutti San Antonio è l’unica che può riuscire nell’impresa. I tiri costruiti col giro-palla e gli extra-pass degli Spurs, le prodezze di LeBron, la faccia di Popovich e la grinta di Andersen: solo l’antipasto del banchetto più sontuoso dell’anno. Ma, d’altronde, siamo “where amazing happens”.
happy wheelsNato a Napoli, il 23/6/1994. Ex calciatore, attualmente redattore NBA per partenopress.com e basketinside.com; inviato sul Napoli per Il Roma. Studente di giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli.
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