giu 01, 2014 Alessandro Pagano Sport USA 0
Roma. È ormai nelle tradizioni di gran parte delle popolazioni mondiali l’idea che il più saggio sia la persona con più anni. La maturità, la maggior riflessività sono caratteristiche che arrivano col passare del tempo e più l’età avanza e più si acquisiscono capacità simili. Come poter rapportare tutto ciò al fantastico mondo della pallacanestro? Se cercate soluzioni a questo quesito, la vostra risposta ha un nome, un cognome e un numero: Dwyane Tyrone Wade #3. Parlare di saggezza cestistica non è mai facile e il più delle volte risulta essere un aspetto piuttosto soggettivo. Ma stavolta non è un parere personale, una propria idea, una concezione comune a guidare il nostro ragionamento. Sono i numeri, sono le statistiche che, sì, sono indicatori che vanno letti nella giusta maniera, ma in certe occasioni dietro quelle cifre si nascondono tanti piccoli segreti. Flash, uno dei tanti soprannomi del nativo di Chicago, ha 32 anni e il suo ruolo offensivo nei Miami Heat è cambiato in queste lunghe 11 stagioni. Perché cambiare il tuo stile di gioco, la tua posizione, il tuo modo di aiutare la squadra? Entrano in gioco tanti fattori che ci vengono incontro: l’arrivo di Bosh e Wade, il rendimento calato dopo il primo anello, il cambio in panchina e infine la nuova pallacanestro ideata da coach Spo (small ball). Ma tutto ciò non fa altro che rivoluzionare le idee di Wade per poi risistemarle in maniera utile, efficace, funzionale per la squadra. La tripla sulla sirena del terzo quarto in Gara 4 contro i Pacers è stata la prima tripla mandata a bersaglio all’interno dei PO (ha impiegato 13 partite) ma più in generale D-Wade, il NUOVO D-Wade, ha sempre mostrato una non-preferenza per i tiri dalla lunga distanza. Il supporto dei numeri è obbligatorio: mentre nella stagione 2008-2009 raggiungeva il massimo in carriera per tiri da 3 tentati (278), in questa stagione ha toccato il punto più basso (32).
Durante questi 6 anni i tentativi da 3 sono gradualmente diminuiti: da 278 a 243, poi 206, nell’anno del primo anello dei Big Three diventano appena 56, nella scorsa stagione 66 e in questa 32. Sottolineare come nell’anno del titolo vinto in finale contro OKC i tiri siano stati più che dimezzati (-72,8%!!) non è certo un’azione casuale e di sicuro le due cose non sono accadute senza un perché. Il “ridimensionamento” offensivo di Wade è stato decisivo non tanto perché ha lasciato più spazio di manovra a James, alla luce anche delle pessime condizioni delle sue ginocchia, ma anche e soprattutto in ottica di qualità dei tiri. Qui tiriamo in ballo il secondo dato statistico fondamentale che indissolubilmente si lega anche alle scorse Finals vinte dagli Heat. Alla prima apparizione nelle finali per il titolo del 2010-2011, vinte contro ogni pronostico dai Mavs di Dirk, Wade vantava 25.5 punti di media e il 50% dal campo, in una delle organizzazioni offensive più brutte degli ultimi 10/15 anni. Da qui, dalla cocente delusione, dalla grande beffa, il cambiamento che si è poi rivelato determinante. LA MEDIA PUNTI PRECIPITA, L’ETA’ AVANZA e LE PERCENTUALI SALGONO. Infatti Wade passa dai 25.5 di media (50%) ai 22.1 l’anno successivo (50%). Nel 2012-2013 i punti diventano 21.2 di media ma la percentuale sale del 2% (52%). E ancora nella stagione in corso, la media è di 19 punti (6.5 in meno rispetto a 4 anni fa) ma la percentuale è arrivata ai massimi in carriera: 55%. Sono solo numeri che letti così non possono evidenziare ciò che realmente un 5% dal campo può cambiare nell’economia di una squadra. Eppure se caliamo questo specifico caso nella tremenda situazione offensiva dell’anno 2010-2011 degli Heat ci rendiamo conto dell’effettivo cambio di passo di Wade ma soprattutto della squadra. Il sacrificio al quale è andato incontro Mr. Three non è affatto scontato, pochissime super star avrebbero diminuito il numero dei propri tiri, avrebbero scelto più volte soluzioni migliori per la squadra in un regime così competitivo. Ma lui no. Lui si è saputo adeguare, ha saputo gestire le sue energie, ha saputo “parlare” alle sue ginocchia ed è riuscito a mettere il tassello importante ogniqualvolta la squadra lo richiedeva.
Nell’anno della vittoria contro OKC è stato fondamentale con le sue difese e i suoi contropiedi, nelle Finals contro gli Spurs, invece, è stato decisivo con il suo “midrange shot”, il nostro più comune tiro dalla media, punendo la difesa che gli concedeva quel tipo di soluzione da Gara 1 fino alla estenuante settima partita. La saggezza mentale, prima ancora che tattica e tecnica di Wade fa di lui un giocatore cambiato nel corso di queste 11 stagioni e nel corso dell’era dei Big Three. Se Miami può vantare il RepHeat e può tentare il TrepHeat, gran merito si deve a Dwyane Tyrone Wade.
happy wheelsNato a Pompei il 3/4/1993. Studente del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso La Sapienza di Roma, Redattore NBA per partenopress.com e My-Basket.it; giocatore e amante della palla a spicchi da sempre. MORE THAN A GAME.
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