ott 11, 2017 Redazione New York, Spettacolo 0
New York. Un’insegna colorata di giallo, arancio e blu incornicia la scritta Springsteen on Broadway alle porte del Walter Kerr Theatre. Sembrano lampade a petrolio spalmate su un graffito. Otto di sera. Numero di posti: 960. I libretti in platea formano l’ala d’argento di un angelo. Il Boss entra in scena: chitarra in mano, casse a terra, un pianoforte a bordo palco. La divisa di un pistolero. E le prime parole sulle note di Growin’ Up dove racconta di essere “in piedi, fermo come un sasso a mezzanotte” a comandare la brigata notturna. Sul tavolato di Broadway ogni verso è pronunciato con il tono di un bambino; ogni accordo rincorre una storia, un aneddoto, senza mai uno stacco per due ore di fila. Dai live sul bagnasciuga del New Jersey – “Ho comprato la chitarra a 15 anni per 18 dollari. Mi sono esibito per la prima volta in un club di nuoto. Mi infilano 5 dollari in tasca; penso: Gesù, i migliori soldi che abbia mai fatto” – a simbolo della classe operaia americana, che lo ha seguito per quarant’anni negli stadi, fino a teatro (dove oggi il prezzo del biglietto per la buca d’orchestra tocca i 12mila dollari). Il pianoforte diventa l’immaginario banco di lavoro nell’officina del nonno: “Ricordo i giovedì sera pigiati in una berlina anni Quaranta, a caccia di radio, tra i mucchi di rifiuti di Brinckerhoff Avenue”, cita un estratto dall’autobiografia Born to Run . “Tornato in officina vedevo questi apparecchietti riprendere vita, con le voci dei predicatori domenicali, i radiogrammi a puntate. L’uomo delle radio, così era chiamato mio nonno”. Prima di eseguire The Wish è il momento del tributo alla madre, Adele Ann Springsteen, 90 anni: “Lo scorso anno, durante Ramrod al Madison Square Garden, ci siamo lanciati in uno shimmy (un ballo simile al foxtrot, ndr ) tra la folla. Avete visto?”. Giubilo tra il pubblico. “Mia madre – prosegue il Boss – crede nell’amore e nella speranza. Ha sempre dato fiducia anche a chi non la meritava. È il suo stile” racconta appoggiato su una sedia, illuminato da un fascio di luce color porpora. “Odiavo andare a scuola. Odiavo svegliarmi presto. Tutte le mattina lei si sedeva accanto al letto e sul comodino accostava un enorme bicchiere d’acqua ghiacciata. “Bruce, è tempo di alzarti”. Io: “Ma’, per favore, tre minuti, tre minuti ancora!”. Silenzio e… Splash!”. A seguire, la colazione: “Mangiavo una ciotola intera di Sugar Pops. Più zucchero che cereali. Sembrava l’Himalaya tanto ne versavo. Io e mia madre ci salutavamo a metà strada. Il piccolo Bruce con la borsa piena di libri, lei che dava un click ai tacchi nella direzione opposta. Al suo fianco mi sentivo fiero, lei pure. Eravamo belli. Sapevamo levarci il peso del mondo di dosso”. La conversazione-show continua con Thunder Road , The Promised Land e The Ghost of Tom Joad , in cui Springsteen evoca la dépendance dove ha registrato i primi pezzi country acustici e rispolvera la domanda che si era posto dopo il successo di Born in the U.S.A. (in scaletta): “Un tempo pensavo a quale fosse il compito dell’uomo ricco, oggi a quale sia il compito di un artista. Quando la mia voce scompare tra le voci che ho deciso di raccontare, so che mi sto guardando dentro, onorando il prossimo”. È il momento di Tenth Avenue Freeze-Out : “La storia della E Street Band. Il brano mi riporta indietro all’Upstage Club, il vero luogo di nascita di Garry Tallent, Clarence Clemons, Danny Federici, e di centinaia di musicisti con cui ho collaborato. Ad Asbury Park ho visto le sommosse razziali più violente, ma da lì a tre anni tutto si è spento, in giro c’era meno musica ed era rimasto solo il baracchino della veggente Madam Marie”. Il segreto della E Street Band? “Per lavorare non servono pezzi di carta, ma tutto il cuore. La E Street Band è un collettivo con un codice d’onore”. L’idea di raccontare la sua vita, Bruce l’ha avuta durante un concerto acustico alla Casa Bianca per Obama e il suo staff. “Trasformare musica e parole in performance art, significa ritornare in garage o a New York, al Max’s Kansas City, nel ’73″ confessa in scena. Con un nuovo disco in arrivo – “Parecchi brani li ho scritti prima dell’uscita di Wrecking Ball , nel 2012″ – il suo occhio rabbioso va dritto al presente: a Trump dà del populista e a noi parla del tempo: “Bisogna attraversare il tempo dell’America di ieri e di oggi pensando ai nostri figli. E alla speranza per il domani”. Alla parola hope sale sul palco Patti Scialfa, membro della E Street Band dall’84 e moglie di Springsteen dal ’91. Microfono al centro, una mano sulla spalla di lei. Parte Brilliant disguise : “I hold you in my arms, as the band plays, what are those words whispered baby, just as you turn away”.
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