ago 30, 2014 Redazione Cinema 0
Venezia. Due personaggi, un grande attore, Simon Axler, e il fabbro Angelo Maglehorn entrambi sul viale del tramonto e alle prese con i fantasmi del proprio passato. Zazzera nerissima, accompagnato dalla fidanzata di 40 anni più giovane, Al Pacino alias Tony Montana, Frank Serpico, Carlito Gigante e via elencando, è apparso affabile, ben felice di incassare l’abbraccio del pubblico (selfie compresi) e i complimenti dei colleghi (come Chris Messina, suo figlio in Manglehorn: «Lui è il Marlon Brando della nostra generazione»), pronto alla battuta. Come quando gli chiedono se si è mai innamorato di una lesbica – come accade al protagonista di The Humbling che si lascia trascinare in una complicata relazione con la figlia gay di amici, Greta Gertwig) risponde sorridendo: «Non siamo in competizione».
In qualche modo i due uomini dei due film sono collegati, uniti da un sentimento di distacco dal resto del mondo che si può sintetizzare con la parola «depressione». «Una parola che fa paura, troppo sinistra. Anche a me è capitato di avere dei momenti difficili, forse ero depresso senza esserne consapevole. Forse ripensandoci Michael Corleone era un depresso. La vita è quello che è, ci sono cose che inevitabilmente ti rendono triste. Ho tre figli, amici, faccio begli incontri sul lavoro, al cinema e in teatro. Tutti sono una fonte d’ispirazione, tutte hanno contribuito ad alimentare il fantastico, stupefacente, scioccante viaggio che è stato finora la mia vita. Sento che l’aereo della mia carriera non sta ancora atterrando».
Da attore ha sempre cercato di tenersi lontano dai vincoli di Hollywood. L’istituzione che difende con passione e in cui si riconosce è semmai l’Actors Studio di cui è uno dei direttori («E’ ancora un posto di sperimentazione dopo tanti decenni. Quando lo frequentavo potevi mettere alla prova il tuo talento. Ed era tutto gratis. Davano anche le scarpe. Poi ad aiutarci c’era anche la James Dean Foundation che ci ospitava. Non potevo permettermi neppure un affitto di 50 dollari»). Ma non si sottrae. «Hollywood? Non ho molto da dire. Un film è un film e basta. Certo in California le cose sono cambiate perché l’economia come tutto il resto è cambiata. Certo non si possono permettere di fare film come quelli che faceva Orson Welles. Ma gli studios continuano a fare cose interessanti, così come registi indipendenti trovano il modo di fare i loro film. Per dire, ho visto ultimamente con i miei figli piccoli I guardiani della Galassia, e devo ammettere che è un film pieno di immaginazione e fantasia. Certo, senza di loro non ci sarei mai andato…».Al Pacino mattatore al Lido: fuori concorso con il shakespeariano The Humbling di Barry Levinson, in gara con Manglehorn di David Gordon Green. Due personaggi, un grande attore, Simon Axler, e il fabbro Angelo Maglehorn entrambi sul viale del tramonto e alle prese con i fantasmi del proprio passato. Zazzera nerissima, accompagnato dalla fidanzata di 40 anni più giovane, Al Pacino alias Tony Montana, Frank Serpico, Carlito Gigante e via elencando, è apparso affabile, ben felice di incassare l’abbraccio del pubblico (selfie compresi) e i complimenti dei colleghi (come Chris Messina, suo figlio in Manglehorn: «Lui è il Marlon Brando della nostra generazione»), pronto alla battuta. Come quando gli chiedono se si è mai innamorato di una lesbica – come accade al protagonista di The Humbling che si lascia trascinare in una complicata relazione con la figlia gay di amici, Greta Gertwig) risponde sorridendo: «Non siamo in competizione».
In qualche modo i due uomini dei due film sono collegati, uniti da un sentimento di distacco dal resto del mondo che si può sintetizzare con la parola «depressione». «Una parola che fa paura, troppo sinistra. Anche a me è capitato di avere dei momenti difficili, forse ero depresso senza esserne consapevole. Forse ripensandoci Michael Corleone era un depresso. La vita è quello che è, ci sono cose che inevitabilmente ti rendono triste. Ho tre figli, amici, faccio begli incontri sul lavoro, al cinema e in teatro. Tutti sono una fonte d’ispirazione, tutte hanno contribuito ad alimentare il fantastico, stupefacente, scioccante viaggio che è stato finora la mia vita. Sento che l’aereo della mia carriera non sta ancora atterrando».
Da attore ha sempre cercato di tenersi lontano dai vincoli di Hollywood. L’istituzione che difende con passione e in cui si riconosce è semmai l’Actors Studio di cui è uno dei direttori («E’ ancora un posto di sperimentazione dopo tanti decenni. Quando lo frequentavo potevi mettere alla prova il tuo talento. Ed era tutto gratis. Davano anche le scarpe. Poi ad aiutarci c’era anche la James Dean Foundation che ci ospitava. Non potevo permettermi neppure un affitto di 50 dollari»). Ma non si sottrae. «Hollywood? Non ho molto da dire. Un film è un film e basta. Certo in California le cose sono cambiate perché l’economia come tutto il resto è cambiata. Certo non si possono permettere di fare film come quelli che faceva Orson Welles. Ma gli studios continuano a fare cose interessanti, così come registi indipendenti trovano il modo di fare i loro film. Per dire, ho visto ultimamente con i miei figli piccoli I guardiani della Galassia, e devo ammettere che è un film pieno di immaginazione e fantasia. Certo, senza di loro non ci sarei mai andato…».
happy wheelsott 25, 2024 0
ott 24, 2024 0
ott 15, 2024 0
ott 14, 2024 0
ott 15, 2024 0
ott 28, 2023 0
ott 23, 2023 0
ott 23, 2023 0
ott 01, 2013 6
mag 22, 2009 5
11 years ago
11 years ago
11 years ago
11 years ago