mar 10, 2022 Luigi Liberti Cinema, Fotogallery, Home Page 0
«Anch’io ho mentito per conquistare una donna». Esordisce così Pierfrancesco Favino nel presentare “Corro da te” il nuovo film di Riccardo Milani ispirato alla commedia francese “Tout le monde debout”, al cinema dal 17 marzo. E interpreta Gianni, un rampante imprenditore che, per sedurre la vicina di casa, si finge paraplegico. Ma poi proprio lui, il classico seduttore seriale che passa da un flirt all’altro, si innamora di Chiara (Miriam Leone), una violinista di talento che dopo un incidente d’auto ha perso l’uso delle gambe. Lei, al contrario di Gianni, non finge di stare su una sedia a rotelle…
Favino, che cosa l’ha colpita di questa storia?
«Il fatto che fa bene al cuore. Perché tratta il tema della disabilità con delicatezza e intelligenza, senza retorica e senza pietismi».
E con un bellissimo cast.
«Carlo De Ruggieri, Pietro Sermonti, Vanessa Scalera, Michele Placido, Pilar Fogliati, Giulio Base e la compianta, grandissima, Piera degli Esposti sono una garanzia di qualità».
Il suo personaggio non suscita subito simpatia.
«Non deve».
Cosa direbbe a un tipo come Gianni, uno che arriva in ritardo al funerale della madre sgommando con l’auto sportiva per i viali del cimitero?
«“Ti auguro di incontrare una donna come Chiara, che ti apra gli occhi sulla realtà”. Attorno a noi ci sono tanti esemplari simili a Gianni, estremamente ego-riferiti. La realtà offre molteplici spunti!».
Per conquistare le donne Gianni si finge di volta in volta una persona diversa: allevatore di bulldog francesi, esperto di cucina coreana, diplomatico inglese… A lei è mai capitato?
«Certo che sì, per rimorchiare. Una volta con una straniera mi finsi americano. Per non parlare di quello che combinano i miei sosia… Mi raccontano di uomini che si spacciano per me per sedurre. Ed è un disastro. Per fortuna poi dimostro che non potevo essere in due posti contemporaneamente».
Tra lei e Miriam Leone si è creata un’alchimia speciale sul set?
«Sì, è stato molto piacevole. Era la prima volta che lavoravo con Miriam. E ha funzionato bene perché siamo entrambi persone molto alla mano ed eravamo contenti del progetto».
Che idea ci si fa del mondo della disabilità dopo questo film?
«La disabilità è uno specchio: se vediamo il “difetto” o la “diversità”, in realtà stiamo guardando il riflesso delle nostre paure. Invece bisogna cambiare prospettiva, lo sguardo va rivolto verso l’unicità di ciascuno di noi, disabili e abili».
Il protagonista della storia ha problemi con l’età: precisa che non ha ancora 50 anni, ma solo 49.
«Viviamo in un’epoca narcisista, dove contano il successo, le performance. E si tende a vedere come un ostacolo l’invecchiamento, il passare del tempo».
Lei sta bene nei suoi 52?
«Tutto sommato sì, ci sto bene. A parte qualche piccolo inconveniente dovuto all’usura del “mezzo”».
Eppure in scena la vediamo correre quasi come un professionista.
«Ma come “quasi” (ride)? Ho sempre praticato sport, mi alleno con costanza. Non mi stupirei di alzarmi anche domani mattina alle cinque per andare a correre».
“Corro da te” è una frase che diremmo tutti qualora una persona cara avesse bisogno di noi. Lei la pronuncia spesso?
«Spessissimo: in pratica siamo una società di mutuo soccorso. Con Anna (l’attrice Anna Ferzetti, ndr) e le nostre figlie, Greta, che ha 15 anni, e Lea, che ne ha 9, è un continuo venirsi incontro su tutto. E ho tanti amici che correrebbero subito da noi se fossimo in difficoltà».
Gli ultimi due anni sono stati durissimi per le sale e adesso uscire di casa per andare al cinema è un evento, una festa.
«Lo spero. Spero tanto che si ritorni a seguire anche il cinema italiano oltre che i film di Hollywood. Per esempio, con le ragazze siamo appena stati a vedere “Ennio”, il bellissimo documentario di Giuseppe Tornatore su Morricone».
Ha vinto una Coppa Volpi, tre David di Donatello, quattro Nastri d’argento, due Globi d’oro e tre Ciak d’oro. Sulla sua bravura in campo artistico non si discute. Su che ambito della vita pratica, invece, ci sarebbero margini di miglioramento?
«Sono un disorganizzato cronico, un procrastinatore. E non ho grande manualità per le faccende domestiche. Se devo mettere un tassello per una mensola, sulla parete si apre una voragine! Quindi mi tengo stretti i premi: li guardo e mi dico che almeno nel mio mestiere qualcosina riesco a fare bene».
La rivedremo prossimamente anche in tv?
«Non nell’immediato, non ho nessuna fiction in programma».
Se le proponessero uno show, per raccontare la sua carriera e fare spettacolo?
«La carriera no, per carità. Il mio grande amico regista Alberto Negrin dice che una cosa fatta in passato diventa “etrusca”, cioè un reperto archeologico. Però amo lo spettacolo in tutte le sue forme, quindi sì: l’idea giusta mi ispirerebbe».
foto emozioni di Alfonso Romano
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