nov 16, 2021 Luigi Liberti Cinema, Fotogallery 0
Napoli. Nell’anno in cui l’Italia ha fatto man bassa di trofei, pensare alla statuetta dorata non è peccato. Ed ecco che la candidatura italiana ai prossimi Oscar prende sempre più convinzione rafforzata anche dal Gran Premio della Giuria a Venezia 78 e dal premio Mastroianni al protagonista Filippo Scotti. “fa la sua marcia lenta e vediamo che succede, si vive alla giornata”, è il pensiero del regista Paolo Sorrentino che innegabilmente cova la speranza di piantare un nuovo il tricolore ad Hollywood, dopo il trionfo della Grande Bellezza: “Rispetto a sette anni fa c’è più consapevolezza perché ho capito come funziona e penso che ci sono così tante variabili che devono coincidere, variabili che non puoi mai controllare quindi devi sperare che la direzione la prendano da sole. E’ un processo lungo, complicato e poi è pieno di bei film”. La consapevolezza di Sorrentino è rafforzata anche dall’ambiente “familiare” del nuovo film, girato nella città della sua adolescenza, persino nel suo palazzo, con il set giusto un piano sotto. Una Napoli anni ’80 folle per Maradona e la sua tragedia personale (la perdita accidentale e prematura dei genitori), intravede la sua strada anche grazie all’incontro con il regista Antonio Capuano: il suo futuro è il cinema. “La mia speranza è che i giovani che lo andranno a guardare traggano l’idea che non bisogna mai abdicare ad una idea di futuro per se stessi . C’è una età, che è quella che racconto nel film, in cui questa idea può non vedersi e si può stare male”, spiega Sorrentino. L’uscita del film è il 24 novembre in sala, con la cifra record di 250 copie per un film Netflix e dal 15 dicembre sulla piattaforma. Incuriosisce quale possa essere la reazione del pubblico straniero: “penso che E’ stata la mano di Dio abbia una riconoscibilità immediata, sono sentimenti che appartengono a tutti, magari all’estero non credono che una famigliona allargata come quella che faccio vedere nella gita ad Agerola, bagni di gruppo, esagerazioni, cattiverie e prese in giro e una zia che si spoglia nuda (Luisa Ranieri), ndr – non siano possibili, invece chi conosce Napoli sa che sono assolutamente reali. E poi sono reazioni positive: si ride e si piange ed è proprio quello che speravo”.
Un film intimo, personale, di svolta anche rispetto al suo cinema, soprattutto vero. “La verità – racconta il suo protagonista Filippo Scotti, – era la cosa che mi ha chiesto Paolo dall’inizio e anche agli altri attori“. Nonostante i tanti anni passati e le esperienze della vita Sorrentino oggi non è poi così distante dal Fabietto di allora, “si siamo ancora le stesse persone, altrimenti non sarei qui”.
Napoli è anche l’occasione per ricordare quei tempi e anche il primo film, giusto venti anni fa, L’uomo in più, interpretato dall’inseparabile Toni Servillo. I due hanno raccontato episodi esilaranti della lavorazione, risposta indiretta a Le Figaro che oggi torna a parlare di Napoli come città da terzo mondo. “Non potrei vivere in nessun altro posto”, ha detto Servillo. “Senza voler entrare in un terreno politico o sociologico – ha aggiunto Sorrentino – questa città se la cava egregiamente da tantissimo tempo, non è facile diventare altro da quello che è”. Napoli è anche Troisi. “Il mio unico nume tutelare di questo film è Massimo Troisi, c’è lui regista dietro tante scene e nel finale, non è Fellini che pure si vede. In E’ stata la mano di Dio c’è Le vie del signore sono finite”.
Foto emozioni di Alfonso Romano
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