apr 24, 2009 Redazione Cinema, Home Page 1
“E’ sotto gli occhi di tutti come oggi la televisione sostituisca spesso, nell’educazione e nell’intrattenimento dei bambini, il ruolo che da sempre hanno ricoperto i nonni. Oggi il nonno è morto nella famiglia italiana. O sta morendo. E la perdita di questo ruolo fondamentale ha creato indubbiamente un vuoto: chi o cosa ne abbia preso il posto è un argomento che vale la pena di approfondire”.
Così il regista Alessandro D’Alatri ha aperto i lavori del convegno, svoltosi presso il Centro Congressi Enpam a Roma e organizzato dal Fiuggi Family Festival sul tema “La famiglia nella televisione italiana”, in cui i manager della tv pubblica e privata si sono confrontati con gli esperti del Forum delle associazioni familiari. “Una volta i nonni intrattenevano i bambini raccontando loro favole e storie di famiglia, rafforzando la loro identità e rendendoli consapevoli delle loro radici”. Secondo D’Alatri – che quest’anno prende il testimone da Pupi Avati nella presidenza della giuria internazionale che giudicherà le dieci opere in concorso alla seconda edizione del Fiuggi Family Festival, in programma dal 25 luglio al 1 agosto – ci troviamo in un impasse giuridico e istituzionale che andrebbe risolto. Oggi una coppia che fa figli è sola. La famiglia è stata dimenticata dalla legislazione. Io ho cercato di mettere a fuoco questo problema nel film “Casomai”, incentrato proprio sulla difficoltà di educare. Siamo al paradosso: la coppia divorziata ha spesso dei vantaggi rispetto alla coppia sposata, ad esempio in termini fiscali o nel punteggio per l’iscrizione dei propri figli all’asilo”. Padre di due figlie adolescenti, il regista considera più pericolosi della tv internet e i videogiochi. Tra i media oggi alla portata dei bambini, il web – sostiene D’Alatri – non è soltanto molto più diversificato nei contenuti, ma è anche meno controllabile. Non sarebbe male che la televisione insegnasse ai bambini e ai giovani come utilizzare internet. Dobbiamo sporcarci le mani con questo argomento e dobbiamo tornare a difendere l’istituzione della famiglia oggi non abbastanza tutelata dalla legislazione italiana”. D’Alatri ha quindi ribadito la necessità che “nel cinema come nella televisione non siano solo i dati freddi del marketing a decidere le linee editoriali e gli argomenti, ma anche i valori che fanno parte della nostra storia e della nostra cultura”. Poi qualche cenno autobiografico: “Da bambino mi interrogavo sulle parentele poco chiare di Qui Quo Qua, Zio Paperino, Nonna Papera. Oggi un prodotto sempre della Disney, come Gli Incredibili, mi sorprende per l’eccezionale testimonianza della famiglia, unita nelle difficoltà. Un film come Blade, invece, lo considero violento e diseducativo per i bambini ed i ragazzi”. D’Alatri ‘cattolico distratto’ come lui stesso si definisce, ha citato inoltre quanto scritto da Papa Paolo VI nell’Enciclica: ‘è finita l’era dei maestri e comincia l’era dei testimoni’. Penso che la testimonianza – ha concluso – sia la chiave dell’educazione e di ogni forma di cultura dell’infanzia. Anche in televisione. In fondo, io sono per mia natura un ottimista”. Hanno partecipato alla tavola rotonda Jaime Ondarza, ad Turner Italia; Federico di Chio, direttore operativo Tv digitale Mediaset; Gianfranco Noferi, direttore RaiSat ragazzi, Luca Milano, Raifiction, e Maria Mussi Bollini, capostruttura bambini/ragazzi e coordinatrice cartoni Rai Tre.
Ondarza, ad Turner Italia (Cartoon network, Boomerang e Boing tv) , ha definito rassicurante la presenza di D’Alatri nell’ambito di un discorso così complesso come quello del rapporto tra famiglia e tv e ha rivolto un preciso appello/sfida ai rappresentanti delle Associazioni familiari: La tv – ha detto Ondarza è di fatto un modello culturale per l’educazione, e stabilisce continuamente dei modelli. Per questo chiedo alle famiglie di continuare sempre e comunque a pungolarci, per mettere a punto insieme un’offerta televisiva sempre migliore”.
Federico di Chio, direttore operativo Tv digitale Mediaset, ha rivendicato come Mediaset sia l’unica piattaforma pay al mondo che non abbia inserito il porno tra i propri canali. “Fate da sponda a questa decisione – ha chiesto Di Chio alle famiglie – supportate la nostra scelta con una presa di posizione forte. La televisione commerciale ha bisogno di sentire la vostra voce. Negli ultimi 10 anni – ha aggiunto – il numero di canali diffusi in Italia è aumentato di 15 volte. C’è molta più offerta. Questo però spesso diventa, per noi, un alibi. Non deve essere così. La tv deve assumersi la propria responsabilità, cercando di conciliare i propri prodotti con le aspettative ed i bisogni della famiglia”. Altrettanto incisivo l’intervento di Elisabeth de’ Grassi, direttore programmi di Disney Channel: “Il primo obiettivo è quello di stimolare attarverso i prodotti tv le conversazioni all’interno della famiglia. Oggi i bambini hanno sempre meno bisogno di essere accuditi e sempre più bisogno di essere guidati. La tv deve fornire una risposta a questa urgenza educativa”. E’ intervenuta al dibattito anche Giovanna Rossiello, conduttrice della rubrica del Tg1 ‘Fa la cosa giusta’. La giornalista è dell’avviso che la tv dovrebbe dare più spazio anche alle cose positive e mettere in evidenza le persone per bene. Il dato sconcertante – sottolinea Rossiello – è che Facebook sia più seguito di quei prodotti che si impegnano nella promozione e nel recupero dei valori fondamentali”. I responsabili delle Associazioni familiari presenti al convegno si sono dichiarati entusiasti al proposito di far divenire questo convegno un concreto tavolo di lavoro permanente nell’ambito del Fiuggi Family Festival “indispensabile per definire una piattaforma di lavori condivisi capaci di caratterizzare in maniera qualitativa l’offerta tv del futuro”.
“L’idea di parlare della famiglia nella televisione non ha intenti provocatori, nessun processo, nessuna apologia – ha chiosato Andrea Piersanti, direttore artistico del Festival promotore della tavola rotonda – Vogliamo invece aprire un tavolo di lavoro alla pari, tra coloro che quotidianamente fanno televisione e i rappresentanti delle associazioni familiari. Le decisioni prese in televisione derivano per l’80% dei casi dai dati marketing. Questi dati, però sono informazioni fredde, e seppure utilissime per gli addetti ai lavori, non possono rappresentare gli unici parametri per la scelta e la definizione di una linea editoriale. Noi vogliamo dare a chi fa televisione informazioni calde, qualcosa in più di un semplice focus group, stabilire regole per un linguaggio comune ed elaborare progetti da realizzare insieme. Nella prima edizione del FFF abbiamo verificato che è possibile collaborare. Televisione e famiglia sono due mondi per forza di cose destinati a parlarsi”.
Nell’occasione il presidente del FFF, Gianni Astrei, ha ricordato il terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo e ha annunciato che il Fiuggi Family Festival si unirà anch’esso alla massiccia cordata di solidarietà ospitando gratuitamente a Fiuggi per tutta la settimana del Festival tre famiglie dei territori terremotati individuate dalle sezione regionale dell’Abruzzo del Forum delle Associazioni Familiari.
Fonte: Ufficio stampa Fiuggi Film Festival
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