gen 08, 2014 Carmelita De Santis Cinema, Fotogallery 0
Roma. Tutto riprende dal 1983, da dove era finito “Sapore di mare”, ma l’ultimo film di Enrico e Carlo Vanzina non è un sequel di quel film ben presto diventato un Cult, e che ha rappresentato per registi ed attori la scalata al successo. “In Sapore di mare - spiega Carlo Vanzina- che girammo nel 1983, raccontavamo una particolare estate degli anni Sessanta, simile a quelle che io e mio fratello trascorrevamo da ragazzi nella vicina Castiglioncello. Quel film ebbe un grande successo e con gli anni è diventato un vero e proprio cult. Enrico e io avevamo scritto il soggetto per un sequel di quel racconto sulle vacanze estive all’epoca del boom economico, ma a dirigerlo fu poi Bruno Cortini: si chiamava Sapore di mare 2 – Un anno dopo e schierava un cast quasi identico al prototipo. In seguito abbiamo ambientato in quell’epoca-chiave sia la serie televisiva Anni ’60, in parte girata a Forte dei Marmi, sia il film Il cielo in una stanza che si svolgeva, però, a Roma. Da tempo, in molti continuavano a chiederci di riproporre in qualche modo Sapore di mare, quindi il trentesimo anniversario di quel film non è proprio casuale, anche se Sapore di te si ricollega solo nel titolo”. In ”Sapore di te”, prodotto sempre da Medusa e distribuito in 400 copie a partire dal 9 gennaio, non ci sono i personaggi del passato ma un cast tutto nuovo alle prese non più con il decennio in cui spopolarono i Beatles, ma con quello in cui raggiunsero il successo i Duran Duran.
La Trama - Sono le estati del 1984 e del 1985 a fare da periodo d’ambientazione alle vacanze balneari dei due studenti universitari Eugenio Franceschini e Matteo Leoni, i quali finiscono entrambi per innamorarsi di Katy Saunders, figlia di Nancy Brilli e del commerciante romano del Tuscolano Maurizio Mattioli, che sogna di aprire un negozio di moda per giovani nel centro storico e che, di conseguenza, cerca di farsi aiutare dal ministro socialista napoletano Vincenzo Salemme, donnaiolo sposato ma dedito spesso al tradimento con la soubrette di Drive in Serena Autieri. Mentre il bagnino Paolo Conticini fa il seduttore sulla sabbia e lo Steve McQueen di provincia Giorgio Pasotti rapisce il cuore della laureanda Martina Stella. E, al di là della succitata Tropicana inclusa anche qui nella colonna sonora e di una Virginie Marsan che, nei panni di una compagna di università della Stella, può ricordare nell’esile spessore del personaggio la Giorgia Fiorio delle due pellicole del 1983, per far capire ancora meglio in che modo i legami con esse si riducano a poco e niente sarebbe sufficiente citare la battuta “Avevo una comitiva degna dei film di Jerry Calà”. Perché, mentre all’interno dei televisori accesi imperversa un ancora giovane Maurizio Costanzo e nei cinema danno La chiave di Tinto Brass e Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone di Sergio Martino, i figli di Steno si divertono anche a prendere in giro se stessi, complice l’entrata in scena di un regista interpretato da Luis Molteni impegnato a girare un fantomatico Amori d’estate. Ma è a Mattioli, qui sfegatato tifoso romanista che sembra un mix tra la fisicità di Mario Brega e il frasario di Marco Urbinati in Vacanze di Natale, che spetta buona parte del lato comico dell’operazione, maggiormente improntata, come c’era da aspettarsi, su quello sentimentale, da sempre poco considerato punto di forza di buona parte dei lavori dell’autore di Amarsi un po’ e La vita è una cosa meravigliosa. Come in questo caso, grazie a una bella sceneggiatura che, insieme all’inseparabile fratello Enrico,Carlo Vanzina si mostra ancora una volta capace di intrecciare ed orchestrare a dovere tra citazioni delle frasi di Vita spericolata di Vasco Rossi, Andrea Pucci in aria di omaggio al bauscia milanese tipico dell’epoca reaganiana e, ovviamente, nostalgico “commento audio” affidato a hit del calibro di Non voglio mica la luna di Fiordaliso, Sunshine reggae dei Laid back e Se m’innamoro dei Ricchi e poveri. Tanto da spingerci tranquillamente a sorvolare su una certa economicità della messa in scena e sulla non sempre convincente prova sfoderata dal comparto più giovane del cast, per abbandonarci a quelle emozioni da favola che sembrano essersi esaurite nell’anno del crollo del Muro di Berlino, ma che pare quasi i Vanzina bros continuino a custodire gelosamente per poi regalarle, quando possibile, a un pubblico italiano d’inizio terzo millennio stritolato dagli incubi derivati da crisi assortite e da una gioventù talmente poco propensa a sognare da risultare già vecchia.
foto emozioni di Alfonso Romano
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