set 02, 2014 Carmelita De Santis Cinema 0
Venezia. Alla Mostra di Venezia per ritirare, insieme al produttore Riccardo Tozzi, il premio speciale SIAE alla creatività, Stefano Sollima non nasconde l’orgoglio di ricevere “nel tempio del cinema” un riconoscimento al suo lavoro. Che è, prima di tutto, televisivo. Fresco dei successi di Romanzo criminale – la serie, in predicato per un remake americano, bissati da quelli più recenti di Gomorra – la serie, venduta in 50 paesi nel mondo, il regista romano è per acclamazione (critica e popolare) il golden boy del piccolo schermo italiano.
Come si sente ad aver restituito alla tv italiana il suo pubblico?
Sono molto felice di averlo fatto, e felice di aver ricevuto qui a Venezia un premio che è un segnale importante. La creatività in Italia esiste, va sostenuta e difesa. E attenzione: va anche finanziata.
In Italia, a finanziare, è soprattutto Sky. Nel web ci crede?
Conosco il fenomeno delle webserie, ma non credo che la rete sia ancora sfruttata a pieno. Le webserie mi sembrano un prodotto analogico innestato su una piattaforma digitale: la rete offre agli autori senz’altro maggiore libertà creativa e indipendenza economica, ma sul piano del linguaggio non ha completato la sua evoluzione.
Lei, invece, ha rivoluzionato il modo di fare tv. Prima di lei in Italia non esisteva lo show-runner.
È vero. Il modello italiano era un solo regista che segue un intero progetto. Di fronte a una storia complessa come quella di Gomorra-la serie, invece, mi sono chiesto se non fosse più efficace adottare più di uno sguardo, più registi, all’anglosassone.
Sarà così anche per la seconda serie di Gomorra?
Credo proprio di sì. Non rispettare quella formula, con l’alternanza di registi e registe dietro alla macchina da presa, sarebbe come commettere un tradimento. Nei confronti nostri e del pubblico.
A proposito di aspettative: quali sfide la attendono nella seconda serie di Gomorra?
Siamo ancora in preparazione… Adesso mi dedicherò a un film, Suburra, una bella coproduzione internazionale, e solo dopo mi concentrerò su Gomorra. Affronteremo le stesse difficoltà della prima serie, partendo da un minimo vantaggio: conosciamo e ci siamo già inseriti nei luoghi che intendiamo raccontare. La pressione, semmai, deriva dalla responsabilità.
È vero che Romanzo Criminale – la serie avrà un remake americano?
Lo stanno sviluppando, non so a che punto siano. Lo show-runner è Steven Knight, ha una lunga esperienza sul campo. So che manterranno l’ambientazione anni ’60, speriamo che riescano a calare la storia nel contesto giusto. Certamente, a pensarci, mi fa una certa impressione.
Oltre a fare grandi serie, lei è un ottimo talent scout: qual è il segreto?
Avere un grande rispetto per il lavoro degli attori. Il presupposto di un buon regista è che sappia riconoscere il talento quando lo vede. L’importante è fidarsi solo di quello, e non curarsi della popolarità, grande, piccola o inesistente, dell’attore.
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