giu 11, 2013 Redazione Cinema 0
Roma. Una commedia giovanile solo in apparenza, che arriverà nelle sale il 13 giugno in circa 160 copie e sarà distribuito dalla 01 Distribution. “Niente può fermarci” è l’opera prima del regista Luigi Cecinelli, girata tra Abruzzo, Marche e solo in piccola parte a Ibiza. Ciliegina sulla torta è la presenza di Gerard Depardieu. “È stato un grandissimo regalo – svela Luigi Cecinelli- Mentre scrivevo, devo ammetterlo, l’ho buttata li, senza troppe aspettative. Poi Claudio mi ha chiamato e mi ha detto che Gérard era della partita. È sempre stato coinvolto e ha creduto in noi. E’ stato di una generosità impressionante”. Il Claudio in questione è Claudio Zamarion, produttore/direttore della fotografia di questa commedia dai contenuti seri. “L’idea originale – spiega il regista- è nata parlando con un mio amico che faceva il volontario in una clinica. Mi raccontava di questi giovani ragazzi che venivano a curarsi in queste strutture. Insieme a Ivan abbiamo scelto le sindromi di cui parlare come la Tourette, forse la più colorita. Comunque il mio obiettivo è mostrare che in molte occasioni la malattia è più negli occhi di chi guarda che dentro chi la vive. Basta vedere come i genitori dei ragazzi, sempre attenti a condizionare i propri figli, una volta che si ritrovano in discoteca diventano i disadattati”.
RECENSIONE - Affrontare grandi temi della vita con un approccio più leggero, rinunciando in partenza a qualunque tipo di dotta disquisizione. Questa è l’intenzione di “Niente può fermarci”, commedia corale stile road movie discretamente diretta attingendo da diversi generi ben adattandoli agli interpreti. Quattro ragazzi giovanissimi, afflitti da piccoli e grandi problemi, rinchiusi in una clinica nel cuore dell’estate scapperanno verso Ibiza e lì impareranno ad accettarsi. I giovani protagonisti sono Vincenzo Alfieri/alias Vincenzo, afflitto dalla sindrome di Tourette, Federico Costantini/Leonardo, ossessivo compulsivo per l’igiene, Guglielmo Amendola/il narcolettico Mattia ed infine Emanuele Propizio/l’internet dipendente Augusto. Cosa fare per evitare di sentirsi tagliati fuori dal mondo? Semplice, farsi forza per evitare di soccombere davanti alle proprie manie, rubare una macchina e andare a Ibiza, magari seminando i genitori spaventati dal colpo di testa dei propri figli e trovando il coraggio di diventare uomini. Nella lunga strada verso la Spagna, i quattro moschettieri trovano una vera Regina (la brillante Maria Chiara Augenti), autostoppista in fuga da un rapporto sentimentale ormai logoro, incontrano una dolce ragazza francese e il di lei padre, un omone amante del fucile, e una bravissima disc jockey che regalerà ad uno di loro un momento indimenticabile e darà l’occasione a tutti di mettersi in luce durante una festa sfrenata. Luigi Cecinelli (discreto esordio alla regia) attraverso le vicende dei quattro protagonisti racconta in maniera spiritosa il delicato passaggio dalla giovinezza alla vita adulta, un cambiamento ancor più difficoltoso per chi (come loro) è affetto da patologie psichiche più o meno gravi, venendo quasi ‘marchiato’ a vita. Il film si muove su un doppio binario; se da un lato approfondisce le dinamiche interne del gruppo di fuggiaschi, dall’altro si dedica ai rispettivi genitori che, come il regista tiene a sottolineare diverse volte con simpatici siparietti, sono più ossessivi e compulsivi della prole che pedinano. Padri e madri di famiglia (Serena Autieri, Paolo Calabresi, Gianmarco Tognazzi e Massimo Ghini, tutti in parte) hanno l’età dalla loro parte, una maturità che li protegge dai (pre)giudizi degli altri, al pari della corazza data dalle proprie solide identità professionali; all’opposto i figli sono completamente fragili, inetti, per questo il loro compito (divertirsi e diventare grandi) si presenta più difficoltoso ma anche più stimolante, perché la loro crescita passa anche dal confronto, fisico ma non solo, con il mondo femminile.Il tono del racconto, un misto di spensieratezza e nostalgia, fa sorridere senza ricorrere ad automatismi troppo facili e ammanta la storia con una tenerezza di fondo che ne rende accettabili alcuni passaggi narrativi superficiali. Perché le battute d’arresto ci sono eccome; in certe situazioni tirate via, ad esempio, con la presenza di alcuni personaggi (Gloria, il sogno erotico di Guglielmo o la Monique che fa battere il cuore di Augusto) che non hanno una dimensione ben precisa e che non influiscono in maniera decisiva sulla storia, come del resto il segmento dedicato all’incontro con il burbero dal cuore d’oro, Gérard Depardieu, e in una scrittura generale che ad un soddisfacente sviluppo dell’intreccio, preferisce le caratterizzazioni esagerate dei protagonisti. Anche la situazione di partenza sembra quasi paradossale, un ricovero in una clinica psichiatrica (Villa Angelika, sic!) che somiglia tanto a una vacanza, se si eccettua per la presenza di medici che naturalmente sono più malati dei loro pazienti e sono del tutto inadeguati a curarli. Alla fine se il disagio dei quattro giovanotti non può essere superato, una “serena” accettazione del problema diventa per tutti loro lo scatto fondamentale per andare avanti; è la vita vera con le sue sfide a guarire le malattie, a far smettere di essere figli. E’ la vita che li spinge a non aver paura di amare e a diventare protagonisti sul serio. Il messaggio arriva forte e chiaro.
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