mar 13, 2014 Redazione Cinema 0
Roma. Una famiglia normale, una grande città, un’intera giornata. Francesco Bruni, sceneggiatore e regista del fortunato Scialla! torna dietro la macchina da presa con Noi 4 (in sala dal 20 marzo) per fotografare Roma “nella sua grande bellezza e bruttezza, come la vedo io”. E anche una famiglia borghese imperfetta ma capace di diventare fortissima: “I miei quattro personaggi sono come supereroi che uniti diventano invincibili come Gli incredibili – Una normale famiglia di supereroi” e infatti il cartone Pixar s’affaccia, attaccato al muro, in una scena del film. Centro città, tra cantieri e polvere, scuola lavoro e appartamenti niente male, esami, lavori, delusioni amorose. Niente drammi e situazioni estreme. “Sono capace di raccontare solo quello che vedo intorno a me. Non siamo lontani dalle atmosfere di Scialla! e mi piace pensare che il ragazzino protagonista frequenti la stessa scuola di quel personaggio anche in questo film: Filippo Scicchitano ha un ruolo, un cameo, “siamo rimasti molto legati, ma oggi è un intellettuale che mi consiglia libri da leggere e critica tutti i film”, scherza Bruni. Girotondo sentimentale. Il ragazzino protagonista stavolta è il timido Giacomo (Francesco Bracci Testasecca) nel giorno dell’esame di terza media, occasione nella quale vuole dichiararsi alla compagna di classe cinese, prima che le loro strade scolastiche si separino. La madre, Ksenia Rappoport, ingegnere russo trapiantato a Roma da vent’anni, è agitatissima (forse troppo, anche se l’attrice russa è bravissima nei dialoghi serrati in italiano e perfino nelle parolacce romane) per i cantieri della metropolitana bloccati dai continui ritrovamenti archeologici, per gli appuntamenti di lavoro e perché deve fare affidamento sull’ex marito, Fabrizio Gifuni in versione padre cialtrone, capace di simpatia e leggerezza, “un figlio di famiglia nobile che per errore lo ha convinto di essere un grande artista”, lo descrive il figlio con involontaria spietatezza. Che dorme sul divano di un amico che cerca di trovargli un lavoro in tv, non ha un euro in tasca ma è capace di sdrammatizzare la tensione e l’apprensione della moglie. L’uomo vive il conflitto con il figlio (che mette in imbarazzo portandolo al ristorante cinese della famiglia della ragazzina amata senza poi avere i soldi per pagare il conto) e l’assoluta armonia con la figlia ventenne (Lucrezia Guidone), attrice teatrale che dorme al Teatro Valle occupato e che ha una relazione con un teatrale (Ivan Franek) molto più grande. “È aggressiva con la madre, protettiva con il fratello, adorante nei confronti del padre”, racconta Bruni, che gioca a mettere in scena le dinamiche tra le varie coppie in cui di volta in volta si scompone la famiglia. Una famiglia normale.
Normalità. “Ero stupito che nel cinema italiano non venisse mai rappresentata una famiglia con delle persone normali – ha spiegato il regista – di solito ci si concentra su figure marginali o straricche. Penso che ci sia pubblico per dei personaggi così”. Il desiderio era quello, restando sui toni della commedia malinconica “perché la mia indole profonda è vedere il meglio in tutti”, di esplorare il territorio della famiglia contemporanea nei rapporti fra i suoi componenti la cui rappresentazione odierna, specie da parte della tv, è tropo edulcorata o tragica”. Ammette di aver pescato nel biografico, “non c’è una separazione nella mia famiglia, ma un momento in cui i figli sono cresciuti e mi sono reso conto che il mio ruolo diventava più marginale, e anche che stavo invecchiando”.
La doppia faccia di Gifuni. Bruni è anche uno degli sceneggiatori di Il capitale umano di Paolo Virzì in cui Gifuni interpretava uno squalo brianzolo della finanza. Stavolta invece è un padre infantile e leggero. “Era dai tempi di La bruttina stagionata che aspettavo questo ruolo liberatorio da cialtrone. Il cinema italiano è fatto di etichette e quindi mi sono toccati una sfilza di ruoli con il teschio in mano. Mi sono divertito moltissimo a interpretare questo padre il cui maggior pregio, ma anche difetto, è di alleggerire la situazione. Capace di scaricare tensioni e nevrosi da cui siamo abitati tutti, ma anche affetto da grave deficit di responsabilità”. Secondo Bruni, “il nostro paese è affetto da infantilismo, c’è un’epidemia di uomini che non vogliono crescere, come quei parlamentari che si guardano le partite sul pc durante i lavori in aula”.
Luce romana. “Non è stato facile girare il film anche dal punto di vista produttivo, c’era questo continuo spostarsi di location nel traffico, tra i cantieri aperti e la polvere. Volevo una luce calcinata di giugno, ma durante le riprese poi è piovuto spesso”. E in molte scene, sullo sfondo tanti luoghi noti, dal Colosseo all’Isola Tiberina, “ho scelto di girare tra la folla vera. Cosa non facile, specialmente nella scena girata alla stazione Termini. Quelli che vedete non sono comparse ma gente vera”. Come vera è la location del Teatro Valle. “Adesso il teatro è vostro?” chiede il fratellino alla ventenne attrice che fa i turni di pulizia e dorme sulle assi del palcoscenico, “era pubblico, quindi era già nostro”, risponde lei. “Non so se ora l’esperienza si sta avvitando, ma quando ho visitato il teatro sono rimasto colpito dalla sacralità con cui viene accudito da questi ragazzi. Durante le riprese ci hanno seguito proccupandosi che non ci fosse il minimo graffio. Ho voluto raccontarlo – spiega Bruni – a chi pensa che nella struttura ci sia un gruppo di punkabbestia che spegne i mozziconi sulle poltrone”.
fotoemozioni
happy wheelsott 25, 2024 0
ott 24, 2024 0
ott 15, 2024 0
ott 14, 2024 0
ott 15, 2024 0
ott 28, 2023 0
ott 23, 2023 0
ott 23, 2023 0
ott 01, 2013 6
mag 22, 2009 5
11 years ago
11 years ago
11 years ago
11 years ago