mar 06, 2012 Redazione Home Page, Spettacolo 0
Roma. Una commedia nera è di per sé un ossimoro, una contraddizione in termini, una medaglia a due facce. E “Occidente solitario”, opera teatrale scritta dall’apprezzatissimo regista, sceneggiatore e commediografo inglese Martin McDonagh, è proprio una commedia nera. L’autore, che in madrepatria è considerato uno dei maggiori commediografi contemporanei, ha fatto propria questa modalità di narrazione, grazie alla quale ha ottenuto una serie di riconoscimenti in tutto il mondo.
In Italia “Occidente solitario” è approdato in prima nazionale il 20 gennaio 2012 al teatro Manzoni di Pistoia, per la regia di Juan Diego Puerta Lopez, regista colombiano, e l’interpretazione sul palco di Claudio Santamaria, Filippo Nigro, Massimo De Santis e Nicole Murgia. Lo spettacolo sarà in scena a Roma, al teatro Ambra Jovinelli, dal 15 al 25 marzo.
La commedia, tradotta in italiano da Luca Scarlini, racconta il continuo litigare di due fratelli, Coleman e Valene, il cui padre è appena morto. Valene (Filippo Nigro) è interessato unicamente alle sue statuine religiose e a bere whisky che gli viene fornito a domicilio da una giovane chiamata Ragazzina (Nicole Murgia). Coleman (Claudio Santamaria) pensa solo a mangiare e partecipa ai funerali del paese per riuscire a degustare gratuitamente salsicce e rustici. Padre Welsh (Massimo De Santis), il parroco della comunità, è l’unico che prova a risolvere il rapporto conflittuale tra i due fratelli, ma i suoi consigli restano inascoltati. A causa dell’odio tra i due, depresso e con scarsa autostima, si suiciderà lasciando a Ragazzina una lettera in cui chiede ai due di andare d’accordo. I due fratelli provano a riconciliarsi ma ne scaturiranno ulteriori scene di lotta e distruzione.
Questa mattina si è tenuta la conferenza stampa di presentazione, con gli attori e il traduttore della commedia che ne hanno indicato le linee guida. «Il tragico che fa ridere», potremmo sintetizzare. Odio e amore che s’intersecano in un clima surreale che diviene grottesco. «L’eterno conflitto dei due fratelli non porta a nulla – spiega Claudio Santamaria – e di esso entrambi hanno bisogno, perché è proprio grazie all’odio che si esprime l’amore, come accade in molte famiglie. I due fratelli sono due facce della stessa medaglia. Possono essere paragonati a personaggi di alcune provincie italiane che uccidono il fratello, il padre, la madre. Li abbiamo caratterizzati in maniera grottesca ed essendo una commedia nera, per quanto siano terribili le cose raccontate in qualche modo se ne riesce anche a sorridere».
Filippo Nigro presenta il suo personaggio affermando che «in fondo i due fratelli sono tenuti insieme anche dall’odio, molto comune in molte famiglie. La bravura di McDonagh sta nell’assenza di una morale, di un giudizio finale. Questi due fratelli compiono atti di violenza in continuazione ma ciò si trasforma in ritmo, allegria, fa ridere. Non c’è un giudizio dell’autore su questo, nessuna direzione moralistica. Altra cosa divertente è passare dalla normalità, da un probabile accordo alla violenza, ai litigi. E questo per noi attori è stata motivo di divertimento».
Infine, Massimo De Santis (Padre Welsh): «Il parroco cerca in qualche modo di sedare questi due fratelli in perenne conflitto. L’autore ha mosso una bell’atto di accusa nei confronti della chiesa cattolica, con una frase emblematica: “Puoi uccidere 10 persone ma se ti penti vai in Paradiso. Se uccidi te stesso, no”. Ecco, con questa frase è racchiuso il pensiero di McDonagh. Il percorso di Padre Welsh sfocerà alla fine in un episodio che non vi racconto».
Luca Scarlini, il traduttore, rivela: «Il testo di McDonagh è molto complesso, ricco di termini dialettali e di riferimenti a serie televisive. Spesso ci siamo trovati in difficoltà a tradurre, ad esempio, alcune espressioni offensive. McDonagh è inglese ma fortemente legato all’Irlanda, terra d’origine dei suoi genitori che proviene da una regione che lui ribattezza Leenane. Questo testo è stato scritto nel 1995-97 e appartiene a una trilogia, con caratterizzazioni estremamente forti, quasi grottesche».
Abbiamo chiesto agli attori se ci siano punti di contatto coi personaggi: «Spero di no – scherza Claudio Santamaria -. Filippo pensa che io sia un coatto allucinante, ma è il mio personaggio che tira fuori da me la mia parte più bestiale. Anche se è ovvio che qualcosa ci debba essere. Quando si interpreta un personaggio, bisogna metterci del proprio, per cui è inevitabile che si trovino dei punti di contatto».
Filippo Nigro si focalizza sulla versatilità del testo: «Punti di contatto ci sono sempre, che ti permettono di giocare e divertirti nell’interpretare questi personaggi. E questo è un testo al quale, dopo circa trenta repliche, ancora riusciamo ad apportare innovazioni, trovando nuove sfumature per i personaggi».
Per Massimo De Santis «se non ci fossero punti di contatto non riuscirei proprio a partire. È fondamentale aderire al personaggio che s’interpreta. Nonostante il mio sia un personaggio tragico riesco a divertirmi a interpretarlo. Ci sono delle affinità ma nello stesso tempo vengono viste attraverso un filtro».
Ancora Santamaria, in conclusione: «Siamo molto affiatati e il pubblico lo percepisce. Abbiamo dei momenti comici nel testo e a volte la difficoltà è riuscire a restare seri. I personaggi sono due stupidoni, infantili. In scena mi sento più Caino, perché il mio personaggio è più crudele. Ma nella vita sono un pezzo di pane».
OCCIDENTE SOLITARIO
Teatro Ambra Jovinelli | 15-25 marzo 2012
di Martin McDonagh
traduzione di Luca Scarlini
con Claudio Santamaria
Filippo Nigro
Nicole Murgia
Massimo De Santis
scene Bruno Buonincontri
costumi Caterina Nardi
musica originale Riccardo Bertini (Mammooth)
disegno luci Sergio Ciattaglia
regia Juan Diego Puerta Lopez
Fotogallery Alfonso “rompiscatole” Romano
happy wheelsott 25, 2024 0
ott 24, 2024 0
ott 15, 2024 0
ott 14, 2024 0
ott 09, 2024 0
ott 01, 2024 0
lug 29, 2024 0
ott 06, 2023 0
ott 01, 2013 6
mag 22, 2009 5
11 years ago
11 years ago
11 years ago
11 years ago