giu 26, 2014 Redazione Musica 0
Roma. “Ciao Roma, benvenuti, bentornati, ben ritrovati”, dice entrando in scena il Blasco, e l’Olimpico esplode in un boato. Mai visto né ascoltato un Vasco così. E non soltanto per il look, per quel taglio di capelli quasi a zero che lo fa assomigliare al colonnello Kurtz-Marlon Brando di “Apocalypse now”. Il fatto è che per il nuovo tour, partito con il tutto esaurito allo stadio di Roma di fronte a 58 mila spettatori, il Komandante ha affidato le sue canzoni ad una massiccia cura heavy metal. Lui stesso l’ha definita “una ritmica spietata”, ed ha anche ammesso che per stargli dietro si è dovuto “riadattare all’onda” cambiando il timing, il suo modo di cantare.
Il “Live Kom 014″ è il primo tour in cui Vasco si presenta in questa nuova e inedita veste “pesante”, tutto grazie ai cambiamenti nella band che lo accompagna, a cominciare dal batterista americano Will Hunt, in prestito dagli Evanescence, che con la sua doppia cassa è il protagonista assoluto del concerto, motore dello show e punto focale della scenografia, una fuga di luci in cui si ripete la V di Vasco, anche nella passerella che divide la platea. Si comincia subito con “Gli spari sopra”, uno dei pezzi più tirati del suo repertorio, e di fronte ad una scarica ritmica di queste dimensioni ci si chiede come il Blasco possa portare avanti il suo concerto ad una tale velocità ritmica. “Potevo fare un concerto celebrativo, ma io sono un duro che dura e volevo dare il segno di voler cambiare un po’”, ci aveva spiegato Vasco durante la prova generale di lunedì scorso, ma non ha cambiato un po’, ha cambiato quasi tutto. Però il pubblico gradisce, e molto, la svolta hard rock.
Vasco Rossi ha aperto trionfalmente da Roma il Live Kom 014. Dopo il primo concerto allo stadio Olimpico, davanti a 58.000 spettatori, seguiranno altre due date a Roma e quattro a Milano, per un totale di sette concerti tutti sold out. Alla fine dei conti, saranno numeri da record: circa 400.000 spettatori per un incasso di 23 milioni di euro. A colpire gli spettatori, nel primo concerto romano, è stato soprattutto il furore elettrico dello show, decisamente metal oriented. Ma l’elmetto virtuale calato sulla testa non ha impedito al Komandante, che adesso esibisce baffi e pizzetto appena accennati, di esprimere il suo potenziale di romanticismo, affidato alla parte conclusiva del set (con l’immancabile “Albachiara”, ma non solo). Il calore dei fan ha sostenuto peraltro l’intera esibizione del Vasco, e l’amore incondizionato per il Blasco è evidente pure dal tenore degli striscioni esposti in suo onore Vasco sul palco è completamente a suo agio. La malattia che l’aveva costretto a stare lontano dalle scene è definitivamente archiviata. Si presenta con una giacca in pelle argentata, l’apocalisse di Vasco-Kurtz è una scarica di potenza ed energia in cui la poesia delle sue canzoni, a cominciare dal manifesto di “Vivere”, fa i conti con la doppia cassa del batterista americano. È davvero una svolta: l’inizio è una bordata heavy metal che spettina e quasi stordisce la platea, poi si ascolta “… Muoviti!” da Liberi Liberi, l’album della separazione dalla Steve Rogers Band, “che ho scritto alla fine degli anni Ottanta” ricorda Vasco, “ma riarrangiata così è uno sballo”. Poi arriva “Qui si fa la storia”, ma al confronto questa versione sembra un altro brano. Spiega che “La fine del millennio” la scrisse “alla fine degli anni Novanta che però non fu la fine di un secolo ma la fine di un millennio”. Per “Vivere”, la sua canzone-manifesto, il ritmo scende, ma è un eufemismo visto il continuo ribollire della doppia cassa di Hunt. E che il palco sia di nuovo casa sua lo dimostra l’interpretazione divertita e quasi teatrale di “Manifesto futurista”.
Dopo il siparietto per dare un po’ di spazio alla band e per riprendere un po’ il fiato si riparte con la doppia cassa. Su “Dannate nuvole” si alza il primo coro del pubblico. Nelle sette date di questa estate, il Komandante mette a segno un tour da Guinness: l’incasso totale tra Roma, (oggi, domani e il 30), e Milano (4, 5, 9 e 10 luglio) supererà i 23 milioni di euro. Lo stadio Olimpico non aveva mai ospitato tre concerti di seguito di un singolo artista, saranno 175 mila spettatori in tutto, quasi 70 mila biglietti venduti fuori del Lazio, e di questi il 10 per cento all’estero. Anche a Milano tutto esaurito, 224 mila spettatori totali, 56 mila a concerto. Del resto Vasco è stato il primo rocker a sdoganare gli stadi per gli artisti italiani.
Accanto ai nuovi brani che faranno parte dell’album atteso per il 4 novembre, come “Cambia-Menti”, si nota il ritorno in scaletta di “La strega” pubblicata nel 1979 ma, chiarisce Vasco, “quando l’ho scritta avevo 15 anni”. Su “Sballi ravvicinati del terzo tipo” fanno la loro comparsa i laser, rosso, verde elettrico, montati su tre piccole “astronavi” che si muovono sopra i musicisti. Ancora laser e fiamme su “C’è chi dice no”, accompagnata dal coro fortissimo di tutto il pubblico, prima delle grandi ballate di Vasco, grazie alle quali il ritmo scende, ma sono botte di emozione e cori con “… Stupendo” che il pubblico canta come fosse una sola voce, e “Un senso” con applausi a scena aperta e inchino del Komandante sceso sulla passerella. Boato.
Quindi ecco il medley di nuovo molto tirato con “Cosa vuoi da me”, “Gioca con me”, “Delusa”, “Mi si escludeva”, in una versione tiratissima, e “Asilo Republic” molto velocizzata. “Rewind” è un tripudio di luci, la ritmica serrata e trascinante, è il climax dello show. Per chiudere Vasco canta “Liberi liberi”, che mancava da un po’ dalle scalette, “così sono tutti contenti, almeno quelli che me la chiedevano da una vita”. Il vecchio Vasco solo nei bis, con “Sally”, “Senza parole”, “Vita spericolata”. E per il finale, come al solito affidato alle note di “Albachiara”. Con i fuochi d’artificio alti nel cielo e il Blasco che urla: “Tenete duro”. Arrivederci Roma.
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