mar 09, 2014 Alessandro Pagano Sport 24, Sport USA 0
Roma. Se esiste una rivalità “giovane” nella National Basketball Association è quella tra i Chicago Bulls e i Miami Heat. Nelle ultime stagioni si sono affrontate tante volte, con risultati alterni ma una componente che non è mai mancata è l’aggressività, alle volte anche oltre i limiti del consentito. Gare che, sebbene sono ancora di regular season, sembrano già preannuncia il rovente clima da playoff. Vigilia un po’ travagliata per gli Heat che dispongono di un LeBron reduce dal viaggio per Clevelando dove si è recato per rendere omaggio all’ex compagno nonché amico di vecchia data Žydrūnas Ilgauskas. Parola, come sempre, al campo. L’inizio è Flash, in tutti i sensi. Wade parte con una schiacciata e conclude un primo tempo da 17 punti, molti in una gara che si sviluppa a basso punteggio. La risposta a Mr. Three è targata Joakim Noah, il quale non vuole sfigurare davanti agli occhi tanto attenti quanto emozionati del padre, il grande Yannick. LeBron prova a mettersi in partita ed in velocità entra in area e appoggia al ferro con estrema eleganza. Iniziano le rotazioni da una parte e dall’altra ed entrambi i coach trovano buone risposte: coach T da Hinrich e coach Spo da Cole. Le vere chiavi che, però, escono dalla panca sono Birdman, Chris Andersen, per Miami, capace di mettere a segno una serie incredibile di stoppate e catturare un elevato numero di rimbalzi, e DJ Augustin per Chicago, vero trascinatore nonché realizzatore per i Bulls. Thibodeau continua a cavalcare l’onda Augustin e Chicago tocca il +7 a inizio secondo quarto ma la risposta arriva ancora dal numero 3 di Miami: fadeaway d’altri tempi. Ancora le panchine ad essere padrone offensive della partita: Beasley dall’angolo da 3 e Dunleavy col jumper dalla linea della carità. Augustin, intanto, inizia a scaldare i motori anche dalla lunga distanza e la sua prima bomba vale il nuovo +6. James e Wade rimettono in sesto Miami con l’alley-oop finalizzato con rabbia dal talento di Akron. Miami mette il naso avanti e Noah col canestro sulla sirena fissa il punteggio sul 43-37 prima di raggiungere gli spogliatoi. Si ritorna sul parquet e i protagonisti cambiano ancora. Iniziano a salire in cattedra Butler e Noah, entrambi autori di una partita incredibilmente efficiente. Dopo Wade e James, anche Bosh prova a fare la voce grossa in attacco e la sua tripla ricaccia via i Bulls. In attacco Chicago non sembra trovare una soluzione efficace e James ne approfitta per schiacciare a canestro il +12, massimo vantaggio. Birdman si esibisce in un’altra spettacolare stoppata e sembra condannare i Bulls alla sconfitta. La forza, il cuore, la grinta infinita di Chicago, incarnata perfettamente da Noah, sono gli elementi sui quali si basa la rimonta dei Bulls: in 5 minuti di gioco riescono a recuperare 12 punti grazie ancora ad Augustin, a Noah, a Boozer ma soprattutto con la grandissima difesa di squadra, vero marchio di fabbrica delle squadre allenate da coach Thibodeau. Rientrano mentalmente ancora più in partita i Bulls con la tremenda schiacciata di Gibson sulla testa di un impotente Chalmers. Il finale è thriller: prima James va fino in fondo e pareggia a quota 84, poi capitan Kirk impatta nuovamente a quota 86 a 20’’ dalla fine. La giocata che vale l’overtime arriva dalla mani degne di Lupin di Jimmy Butler.
Il suo scippo ai danni di James è un’autentica furbata che consente ai Bulls di agguantare il tempo supplementare. Nell’overtime spariscono dal campo i Miami Heat, che segnano solamente 2 punti a fronte dei 9 dei Bulls. Chicago si aggrappa al cuore di Noah, il quale rende sicuramente orgoglioso il padre che, inquadrato più volte dalle telecamere, si traveste da super tifoso. È Game Set & Match: 88-95 Bulls, che infilano così la 35esima vittoria in stagione. Miami, invece, perde la terza gara consecutiva (Spurs, Rockets e Bulls) e, in generale, fa registrare una partita grigia, sotto tutti i punti di vista. La mediocre partita dei campioni in carica è perfettamente inquadrata dalla prima partita dopo 332 gare in cui LBJ non va in lunetta. Sono comunque da registrare le buone prestazioni di Wade in primis (25 punti, 2 recuperi, 4 assist e 5 rimbalzi), Bosh (15 + 5) e un Andersen da 6 stoppate e 13 rimbalzi. James “sottotono” soprattutto dal punto di vista statistico: 8/23 dal campo e 1/3 da 3 ma anche vicinissimo alla tripla doppia (17 punti + 9 rimbalzi + 8 assist). In casa Bulls, inceve, non si può non esaltare l’encomiabile cuore di Noah che sfiora la tripla doppia con20 punti, 12 rimbalzi e 7 assist. Eccellente la prova di Augustin che chiude con 22 uscendo dalla panchina (4/6 dall’arco) e di Butler (16 + 11).
Nato a Pompei il 3/4/1993. Studente del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso La Sapienza di Roma, Redattore NBA per partenopress.com e My-Basket.it; giocatore e amante della palla a spicchi da sempre. MORE THAN A GAME.
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