giu 16, 2014 Gennaro Arpaia Sport 24, Sport USA 0
I San Antonio Spurs si aggiudicano per 104-87 Gara 5 delle Finals e sono campioni NBA per la quinta volta nella loro storia.
La squadra di coach Popovich, dopo un avvio forte di Miami, chiamata alla necessaria vittoria, rientra in partita e annichilisce gli Heat con una facilità disarmante, aggiudicandosi la rivincita rispetto alle Finals di un anno fa che videro quelli di South Beach vincenti dopo sette gare.
SAN ANTONIO SPURS
LEONARD 9 - Nelle ultime tre gare della serie, ha recitato da dominatore assoluto. E il titolo di MVP delle Finals, per un ragazzo classe 1991, sta persino stretto, almeno per quanto mostrato sul campo.
L’ennesimo gioiello forgiato da Coach Pop, l’ennesimo Spurs che può raccogliere il testimone dalla generazione precedente e dare il via ad un progetto che va avanti da tre decadi e sembra destinato a non chiudersi mai.
Il ragazzo di San Diego State, che perse il padre esattamente sei anni fa, ha mostrato finalmente al mondo di che pasta è fatto.
DUNCAN 8 - Non il miglior Duncan in queste Finals. Non il giocatore dominante che siamo abituati a vedere in tutto l’arco del match. Ha avuto bisogno di panchina, per gestirsi al meglio, e a 38 anni come dargli torto. Ma in post basso può ancora sciorinare tutto l’abecedario di repertorio cestistico.
Risultato? Nei momenti di difficoltà, in tutta la serie, in tutta la stagione, a togliere le castagne dal fuoco per gli speroni c’è stato solo Tim Duncan.
DIAW 7 - A sprazzi, più o meno continui, ha insegnato la pallacanestro a tutte le squadre incontrate, ed anche nella partita decisiva in suo apporto è stato fondamentale.
Parte in quintetto, e sull’asse tutto francofono Bruges-Parigi, col compatriota Parker, la macchina degli Spurs va che è una bellezza.
GREEN 6,5 - Non sono state le sue Finals, come un anno fa. Ha chiuso Gara 5 con zero punti e tanti tiri sbagliati. Ma il suo apporto in stagione non è mancato, e nonostante il calo ai PO, un pezzetto di titolo è anche suo.
PARKER 7,5 - Notte dai due volti: sbaglia tutto il possibile fino al terzo quarto, poi si accende e vede la vasca da bagno al posto del canestro, chiudendo con 16 punti. Altra stagione epica, altra serie dominata.
Il trio delle meraviglie sta solo ad Ovest quest’anno, e lui ne è parte fondamentale.
GINOBILI 8 - Ogni anno si accompagna a tanti dubbi sulle sue condizioni fisiche. Ogni anno prende le partite e le rovescia come un calzino.
Manu Gino bili è ‘Il’ giocatore di Popovich per eccellenza. Stanotte ha chiuso con 19 punti, con tre triple decisive e una schiacciata in transizione che varrebbe da sola il prezzo del biglietto all’AT&T Center. Eterno, a dir poco.
SPLITTER 6,5 - Non fondamentale, ma utile quanto il pane fresco la domenica a pranzo in una qualsiasi casa italiana. Punti 3, rimbalzi 2, non parte più in quintetto quando le partite pesano, ma fa il suo quando viene chiamato in causa, con la fiducia dei Big 3.
MILLS 8 - Neal 2.0; con la differenza, però, che quest’anno il titolo va ad Ovest.
In 17 minuti e 40 secondi di utilizzo ha letteralmente dominato la gara. 17 punti frutto di 5/8 da tre e una valutazione di +15.
Primo giocatore del continente oceanico ad aggiudicarsi il trofeo più importante del mondo.
BELINELLI 7,5 - Se avessi dovuto considerare tutta la stagione, mezzo punto in più nessuno avrebbe potuto negarglielo.
Stanotte ‘soli’ 8 minuti e 4 punti, ma punti decisivi per come ha risposto ‘presente’ alla chiamata di Popovich.
Tutta l’Italia si è fermata in piena notte per guardarlo vincere, siglare un record storico: è il primo italiano a rompere un muro, a vincere un titolo NBA.
Marco è abituato ad essere il ‘primo’; e le sue lacrime a fine gara, con quel tricolore sulla spalla, hanno commosso anche noi.
MIAMI HEAT
LEBRON 7,5 - Commovente il suo modo di lottare per cercare invano di tenere in piedi una partita fuori controllo per gli Heat dal secondo quarto in poi.
Il suo lo fa sempre, e a testimoniarlo ci sono i soliti 31 punti che mette a referto. Ma questa serie è stata l’ennesima dimostrazione di come questo sport sia disciplina di squadra, perché col singolo non vai da nessuna parte.
BOSH 6 - I punti ci sono (13), ma nel complesso la sua non è una buona gara. Permissivo in difesa, impreciso in attacco; lo 0/5 da tre pesa tanto sul groppone degli Heat. Non è stata la sua stagione migliore, ma forse il futuro non è più in Florida.
WADE 6,5 - Più per la buona volontà che per la prova di stanotte: il numero 3 mette insieme 11 punti, ma affonda tra i primi insieme a tutta la nave. Può poco, e le sue ginocchia hanno fatto il possibile in tutta la serie. A 32 anni, con tre anelli vinti, il simbolo degli Heat potrebbe passare il testimone.
ALLEN 6 - Lo scorso anno fu lui a consegnare il titolo a Miami. L’Allen visto quest’anno è invece lontano parente di quello della tripla pazzesca allo scadere di un anno fa. I soli 5 punti a referto non fanno onore al nome che porta, ma lo spazio sul parquet diventava stretto sempre più ad ogni partita.
COLE 5 - Impreciso, come spesso gli è accaduto in tutta la serie, nei suoi 8 minuti sul parquet. Né lui né Chalmers danno ordine alla squadra, priva di una qualsiasi guida in campo.
CHALMERS 5,5 - Come Cole, ma con qualche punto in più. 8 per la precisione stanotte, a chiudere una stagione troppo altalenante per chi si candida ad essere il play titolare di una squadre che vuole ambire al Three-peat.
happy wheels
Nasce a Napoli 23 anni fa. Appassionato di sport, NBA-dipendente. Pubblicista per passione, giurista d'ambizione.
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