mar 02, 2014 Alessandro Pagano Sport 24, Sport USA 0
Roma. Veniva scelto dai Seattle SuperSonics al primo giro, come quarta scelta assoluta al draft del 2008, dopo una stagione di ottimo livello a UCLA. La trasformazione e l’estinzione dei SuperSonics porterà Russell Westbrook a vestire la maglia degli Oklahoma City Thunder. Il primo anno ad OKC, parliamo di un lontano 2008, lo vede protagonista con più di 15 a sera e un’energia rara che lo contraddistingue dagli altri colleghi di reparto che, nel frattempo, non sono più shooting guard, come ai tempi dei Bruins in California, ma playmaker a tutti gli effetti. L’evoluzione e lo sviluppo molto rapido, come il suo gioco del resto, fanno di Westbrook uno dei più talentuosi prospetti della Lega , tanto da entrare a far parte del primo miglior quintetto della categoria Rookie. Gli anni che seguono, sempre sotto l’attenta giurisdizione di coach Scott Brooks, consacrano il talento di Long Beach e nel 2010-2011 tocca il suo massimo per quanto riguarda la media punti, che tocca quasi i 22 di media. Anche il numero degli assist aumenta fino ad arrivare al massimo in carriera (670 in 82 partite, quasi 8 di media). La crescente consapevolezza offensiva lo porta maggiormente al centro dell’attacco in coppia con il “non ancora onnipotente” Kevin Durant e i due portano OKC fino alle Finals. Nell’estate che segue coach K, al secolo Mike Krzyzewski, lo premia con la convocazione in nazionale e lui lo ripaga con l’oro alle Olimpiadi di Londra 2012.
La stagione seguente OKC va a caccia di vendetta e ai Playoffs si ritrovano ad affrontare al primo turno gli Houston Rockets dell’ex compagno di squadra James Harden. In gara 2, ad Oklahoma, a gioco praticamente fermo per la richiesta di un time out, il rookie Patrick Beverly nella foga di rubargli il pallone gli rovina addosso, provocandogli la rottura del menisco, chiudendo così in anticipo la sua post-season. Chiude così una striscia di 445 partite consecutive giocate senza saltare un appuntamento ufficiale con la maglia di Oklahoma City. Lo stop è lungo e la ripresa non lascia scampi, anche se Russ, che nel contempo ha dato vita ad una moda completamente “pazza” in termini di abiti e completi pre e post gara, brucia le tappe rapidamente. Il ritorno in campo è un vero tripudio per i tifosi Thunder che riscoprono la strepitosa energia di uno degli idoli della franchigia. Un nuovo problema fisico lo costringe a lasciare nuovamente il parquet per un periodo medio, prima di ricominciare ad allacciarsi le scarpette da gioco e a fare sul serio. In molto nella Lega aspettavano questo ritorno per valutare il reale ruolo di OKC nella conta delle “contender” al titolo, visto e considerato il periodo di onnipotenza della principale punta di diamante della squadra, ovvero sia Kevin Durant. Dopo una lunga serie di vittorie consecutive e dopo essere arrivati in cima alla Western Conference, battendo la concorrenza di Spurs e Traiblazers, i Thunder tornano ad essere al completo con il ritorno di Russell sul parquet in una sfida che, però, punta i riflettori soprattutto sulla sana rivalità tra Durant e James. La partita con i Miami Heat si conclude con una delle rare sconfitte casalinghe per i Thunder 103-81) che fino ad allora detenevano il miglio record casalingo della Lega. Westbrook parte in quintetto, il suo apporto in materia di punti è efficiente (16) ma le palle perse sono 4 sulle 20 totali da parte di OKC. Complice anche una gran serata dei campioni in carica, i Thunder riprendono i loro cammino senza allontanarsi da quella che era, e forse rimane, una fortezza difficile da espugnare. La partita seguente, 2 giorni dopo, ospitano i Clippers di Griffin e Paul ed anche in questo caso il colore del referto dopo i 48’ di gioco è giallo.
Westbrook realizza 13 punti, tirando maluccio dal campo e dimostrandosi ancora un po’ presuntuoso nei momenti importanti. Le palle perse sono 3 anziché 4. I 42 di serata di Durant non servono ad evitare la sconfitta ma qualche scricchiolio interno in un sistema che aveva trovato un equilibrio quasi perfetto si inzia a sentire. L’impatto della vera sorpresa della stagione, cioè Reggie Jackson, diventa marginale e le statistiche lo evidenziano (7 punti vs LAC). Offensivamente e difensivamente cambia qualcosa all’interno dei Thunder CON e SENZA Russell Westbrook. Quelle che potevano sembrare solo coincidenze, ossia le due sconfitte consecutive e casalinghe, vengono spazzate via dalla terza sconfitta consecutiva sempre alla Chesapeake Energy Arena contro un avversario pienamente alla portata, per non dire inferiore: i Cleveland Cavaliers. Ancora una volta complice una pazzesca prestazione individuale, stavolta di Kyrie Irving, i Thunder vanno al tappeto concedendo oltre 100 punti (114), proprio come contro Miami (103) e Los Angeles (125). Westbrook, come sempre, se valutato dal punto di vista statistico non dispiace (24, 9 assist e 3 rimbalzi), ma non appena si scorrono in rapida successione le varie fotografie della partita, ci si rende conto che un gioco improntato sull’energia, sulla foga di sconvolgere il mondo offensivamente parlando non giova né ai Thunder e né tantomeno alla sua stella. Il primo a risentire di questo brusco calo è stato KD35 e le sue medie stagionali. Ampiamente al di sopra dei 30 a sera senza Russ, si ritrova a totalizzare dai 26 ai 28 punti anche alla luce di una minor possibilità di prendere tiri, con spazio o meno. I dubbi sull’utilità in squadra di un giocatore con queste caratteristiche esistono e difficilmente sono negabili. Le 3 sconfitte consecutive sono solo l’evidenza di ragionamenti che prima o poi andranno fatto seduti intorno ad un tavolo nell’ufficio di Sam Presti. I dubbi sulla situazione Westbrook circolano nell’aria e molti addetti ai lavori lo danno già lontano dai Thunder nella prossima stagione. Il peso specifico della parte strettamente legata al gioco e e della componente contrattuale-economica è in entrambi i casi elevato. Il contratto del prodotto di UCLA lo lega alla franchigia fino al 2017 e le cifre fino alla scadenza sono in crescita: nel 2008-09 percepisce $3,493,680 e negli anni seguenti, $3,755,640, poi $4,017,720, ancora $5,082,416, dopo le Finals $13,668,750 per finire con quest’anno con $14,693,906. Il contratto, nel caso in cui non venga esercitata la “Early Termination option” ovvero sia quella opzione che ti permette di uscire dal contratto, liberare spazio salariale non percependo le quote prestabilite dal contratto fino alla sua scadenza, e diventare un “unresticted free agent, prevede la somma di $17,769,374 per l’ultimo anno. Una situazione, quindi, anche abbastanza ingombrante per un giocatore del genere.
In ottica Salary Cup potrebbe essere un’opzione da non scartare a priori quella di un coinvolgimento di Russell in una trade che potrebbe portare in casa Thunder un playmaker più a servizio della squadra e meno “pretenzioso” offensivamente parlando e soprattutto con un salario meno oneroso. Il mercato si è chiuso qualche giorno fa e le occasioni saranno ghiottissime se si saprà gestire il portafogli questa estate. Il nome più caldo in regia potrebbe essere quello di Rondo, che, a quanto pare, sembra dato in partenza dai Celtics. In pole sicuramente non ci sono i Thunder ma lo spazio salariale che lasciarebbe eventualmente Westbrook potrebbe permettere a OKC di formulare un’offerta vincente. Per quanto riguarda l’aspetto economico, attualmente Rondo ai Celtics percepisce $11,954,545 ed ha anche lui l’opzione per uscire prima del previsto dal contratto. Si parla già di un buon risparmio per OKC. All’interno della trade, inoltre, potrebbe essere inserito un giocatore che, ormai, non rientra più tra i piani di coach Brooks come Perkins, che, in aggiunta ad un talento come Westbrook, potrebbe attirare delle offerte non indifferenti. Un’altra suggestione che quest’anno va di gran moda è quella dello sloveno Goran Dragic, un giocatore che ha finalmente trovato consapevolezza e fiducia nei propri mezzi. Dal punti di vista economico sarebbe un’ottima scelta (attualmente il suo salario ammonta a $7,500,000) ed ha un contratto in scadenza nel 2016. Le piste sono tante e tutte percorribili solo seguendo una determinata strategia di portafoglio e organizzando un lavoro tra staff tecnico e societario perfetto, vista la frenetica estate che ci aspetta. Ma prima c’è da finire una stagione mai come quest’anno entusiasmante e da vivere fino alla fine. CON Russell Westbrook, poi si vedrà. Tutto può succedere se sei “WHERE AMAZING HAPPENS”.
Nato a Pompei il 3/4/1993. Studente del corso di Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso La Sapienza di Roma, Redattore NBA per partenopress.com e My-Basket.it; giocatore e amante della palla a spicchi da sempre. MORE THAN A GAME.
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