mag 28, 2014 Salvatore Malfitano Home Page, Sport 24, Sport USA 0
Basta spostarsi solamente circa 300 km più a ovest per trovare l’altra città del Texas con un “problema”. E quella è sicuramente San Antonio.
Alla Chesapeake Arena di Oklahoma City, infatti, i neroargento hanno incocciato di nuovo contro dei rinati Thunders, che dal combinato disposto Durant-Westbrook ottengono 71 dei 105 punti messi a referto questa notte. Quanto basta per superare gli Spurs, che ancora non riescono a far fronte al recupero miracoloso di Ibaka di gara-3 che ha galvanizzato OKC e ha riaperto una serie che sembrava già in parte compromessa.
Eppure le cose non sembravano essersi messe benissimo per i padroni di casa, che già nel primo quarto rischiano di perdere Reggie Jackson. La guardia, infatti, nel tentativo di attaccare il ferro poggia male la caviglia sul parquet per la buona difesa di Danny Green, ma fortunatamente per i suoi ne esce solamente con una lieve distorsione.
Il primo periodo si apre con un buon parziale per San Antonio (10-4), per poi subire il prepotente recupero dei Thunders. Prepotente come la stoppata con cui Russell Westbrook annulla il tentativo di buzzer beater del primo quarto a Patty Mills, che con mezzo secondo sul cronometro riceve dalla rimessa e spara. Ma il colpo gli rimane in canna; i primi 12’ passano in giudicato sul 20-26.
Nella seconda frazione, OKC alza le mura: Ibaka stoppa Splitter e Duncan con una facilità disarmante e i contropiedi che ne derivano sono grasso che cola per Oklahoma. Ma lo spagnolo non si limita solo alla fase difensiva: vedere l’assist che serve per la schiacciata di Adams che vale il 32-44 a 4’10’’ dall’intervallo lungo.
Gli Spurs sono in bambola, complice la serata magica di Westbrook che alla sua pazzesca doppia doppia aggiunge anche 5 rimbalzi e 5 palle rubate. L’unico, per rendere l’idea, ad aver disputato una gara di playoff con cifre del genere è un certo Allen Iverson.
Il play di Oklahoma in collaborazione con l’MVP iniziano a mettere a ferro e fuoco la difesa texana: da due rubate del numero 0 nascono altrettante transizioni che si concludono entrambe nel medesimo modo: palla a Durant, che dall’arco muove solo la retina.
Il punteggio, a 2’30’’ dalla fine del primo tempo, è di 36-50. I primi 24’ del combinato disposto di casa Thunder dicono 30 punti e 0 palle perse; il risultato, dunque, non potrebbe essere diverso.
Al rientro degli spogliatoi, gli Spurs staccano la spina, permettendo ai Thunder di dilatare il vantaggio fino al +17 che si concretizza nell’ultimo periodo, quando Westbrook scorazza nel pitturato e appoggia con estrema precisione il lay-up del 77-94, battendo Ayres e bruciando il recupero di Green.
La chiosa è sempre di RW: chiama il pick&roll con Adams, il cambio non è accettato da Ayres. L’ideale, dunque, per il più classico dei palleggio-arresto-tiro, che Westbrook, in serata di grazia, manda a bersaglio per l’84-98. L’ultimo minuto è tutto garbage time, con la partita che si conclude sul 92-105.
Il controllo totale che i Thunders hanno avuto sulla partita preoccupa Popovich molto più del punteggio della serie, che poteva essere ad ogni modo prevedibile. Oklahoma continua a sembrare dipendente dalla coppia Durant-Westbrook, ma se i risultati sono questi (e non è la prima volta che succede) allora un po’ più a ovest di Houston ce l’hanno veramente, “il problema”.
SAN ANTONIO SPURS: Leonard 10, Duncan 9, Splitter 3, Green 3, Parker 14, Ginobili 5, Diaw 14 e 10 reb, Mills 4, Belinelli 7, Joseph 11, Baynes 2, Bonner 8, Ayres 2.
OKLAHOMA CITY THUNDER: Durant 31, Ibaka 9, Perkins 2 e 10 reb, Jackson 3, Westbrook 40 e 10 ast, Lamb 7, Butler 4, Adams 4, Fisher 3, Collison, Jones 2.
Nato a Napoli, il 23/6/1994. Ex calciatore, attualmente redattore NBA per partenopress.com e basketinside.com; inviato sul Napoli per Il Roma. Studente di giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli.
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