giu 11, 2014 Salvatore Malfitano Home Page, Sport 24, Sport USA 0
SAN ANTONIO SPURS
KAWHI LEONARD 9 (il migliore) “Bildungroman” è il termine tedesco utilizzato per descrivere il “romanzo di formazione” (vedasi “Il giovane Holden” o un boccacciano Andreuccio da Perugia); per il numero 2 in canotta neroargento, dopo i 29 punti di stanotte, il suo bildungroman è finito. Una piaga per la difesa, bruciata puntualmente quando tira da tre. LeBron non lo tiene sulle penetrazioni e di rimando Leonard lo limita benissimo in difesa. E’ l’uomo bilancia di questi Spurs, a 23 anni: l’ennesimo gioiello di Buford.
TIM DUNCAN 7,5 Tira poco rispetto al solito, ma fa sentire un’aggressività poco comune per l’età che ha. Banchetta sulle teste dei “lunghi” di Miami, che lo sono troppo poco per contenerlo. Poetici un paio di appoggi a tabella in allontanamento. 17,7 punti di media nelle Finals dopo tre gare: non male per un 38enne.
BORIS DIAW 7 Popovich lo fa partire in quintetto da centro, lui lo ripaga con una serie di giocate della solita vitale importanza nonostante non sia propriamente il suo ruolo. Al tempo stesso, però, arranca più di tutti nel terzo quarto, dove sembra a corto di fiato. Nell’ultimo periodo, l’intelligenza cestistica prevale sulla riserva d’ossigeno. Come al solito.
DANNY GREEN 8 Solida prestazione, quasi perfetto dal campo (7/8), dove preferisce più volte battere il difensore fintando il tiro per colpire col floater dalla media distanza. Si rivela, poi, anche un’arma fondamentale in difesa con ben 5 palle rubate. Partite come queste sono esplicative della sua presenza fissa in quintetto per Popovich.
TONY PARKER 7 Meno fulminante del solito, ma sempre lucido anche nei momenti topici. La sua infallibilità ai liberi (6/6) è un segnale forte, memore di gara-2 dove ha sbagliato due volte dalla lunetta nel momento peggiore. Tenta tre volte il tiro dall’arco, che la difesa gli concede più di quanto lui abbia sfruttato e capitalizzato (solo un tiro ha mandato a bersaglio): è una soluzione che bisogna iniziare a prendere in considerazione.
MATT BONNER 6 Popovich gli concede quasi 10′ e lui, per paura che il burbero allenatore lo faccia riaccomodare anzitempo in panca, non tira mai dal campo. E’ disciplinato, anche troppo.
MANU GINOBILI 6,5 Il ritmo della partita è quello che piace a lui, con la palla che si muove in continuazione, ma non è stato quasi mai il terminale dei possessi offensivi, specialmente sul tiro da fuori, di cui hanno beneficiato più di tutti Mills e Leonard. Il suo apporto in termine di punti, però, è immancabile e fondamentale, nonostante sia stato meno eccentrico del solito.
PATTY MILLS 7,5 Cifre non impressionanti, intendiamoci. Ma il cuore, la grinta e dare sempre un contributo importante dalla panchina non è poco. La sua partita è tutta racchiusa emblematicamente nel doppio tuffo che gli consente di mandare la palla nelle mani di Ginobili che va a schiacciare in campo aperto.
THIAGO SPLITTER 6,5 Partita dopo partita si vedono miglioramenti dal punto di vista tattico. Ogni tanto casca però in brutte palle perse che fanno infuriare il suo coach. Ha un basso minutaggio perché Popovich non ha più intenzione di farlo giocare in coppia con Duncan per questioni difensive e gli ha preferito Diaw.
MARCO BELINELLI 7 Non è stato impiegato tanto, ma anche lui si fa sempre trovare pronto. Stavolta, addirittura, manda a bersaglio il canestro (l’unico della sua serata) che segna la svolta della partita: è sua la tripla dell’84-74 nel terzo quarto che sbatte Miami di nuovo alla doppia cifra di svantaggio e che rimette l’inerzia della gara a favore dei texani. Continua così, Marco.
MIAMI HEAT
LEBRON JAMES 7,5 Solita onnipotenza in attacco, specialmente nel primo tempo, dove prova ad arginare alla bene e meglio lo tsunami neroargento. Ma stavolta soffre troppo la difesa aggressiva degli Spurs: Leonard, Green e nell’ultimo periodo trova qualche difficoltà anche quando Duncan accetta il cambio su di lui. Ma il problema di Miami, e non lo scopro di certo io, non è sicuramente LeBron.
RASHARD LEWIS 7,5 Chi pensava che fosse a livello di “sigaro spugnato nell’amaro Averna”, si sbagliava di grosso. Gioca molto di più da ala grande che da centro e il suo tiro dall’arco accende i focolai della rimonta nel terzo quarto. Veramente affidabile, nonostante la forma fisica e la veneranda età.
CHRIS BOSH 5,5 Partecipa al tentativo di remuntada degli Heat, ma per il resto della partita ha un ruolo marginale. In attacco come in difesa. Da centro è inguardabile, Spoelstra sa di essersi tirato la zappa sui piedi da solo con questa mossa.
DWYANE WADE 8 (il migliore) Indiavolato. Corre su ogni palla, si batte, sfida tutta la difesa (e gli va quasi sempre bene). Arriva dove non arriva LeBron in attacco, ma in difesa Green ha troppo spesso gioco facile dalle sue parti e simili blackout si pagano. Quando parte già accoppiato però è un avversario rognoso, sempre pronto a mettere i bastoni le ruote; molto meglio quando gli tocca Ginobili. Offensivamente, è semplicemente spaventoso, soprattutto quando dà tutto se stesso per provare la rimonta.
MARIO CHALMERS 5 Fare peggio di Bosh era difficile, ma lui si conferma partita dopo partita. Si brucia per falli puntualmente e a questo punto della serie si trova con la sfavillante media di 3,3 punti. Un uomo in meno, praticamente.
CHRIS ANDERSEN 6 Un paio di stoppate qua e là e tanto lavoro sporco sotto canestro, spesso e volentieri ben fatto. Deve assolutamente migliorare ai liberi, visto che in lunetta ci si trova spesso e volentieri. Inoltre, non è ortodosso farsi schiacciare in testa da Leonard.
RAY ALLEN 6,5 Stavolta meno incisivo delle partite precedenti, anche perché si è concesso un paio di errori da fuori con tanto spazio e da uno come lui ci si aspetta di vedere sempre la retina muoversi. E’ aggressivo anche quando prova ad attaccare il ferro, cosa che gli procura viaggi in lunetta ovviamente capitalizzati.
NORRIS COLE 6,5 Dove non arriva con i mezzi tecnici, Cole fa in modo di arrivarci con la buona volontà. E questo va molto bene. Ma se continuerà ad avere così tanti minuti (e penso proprio che ne avrà ancora), deve migliorare in fase di finalizzazione. E soprattutto deve mantenere la lucidità nei momenti importanti: se non ti chiami Wade è complicato sfidare e battere tutta la difesa avversaria.
Nato a Napoli, il 23/6/1994. Ex calciatore, attualmente redattore NBA per partenopress.com e basketinside.com; inviato sul Napoli per Il Roma. Studente di giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli.
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