lug 12, 2014 Luigi Liberti World Cup Brazil 2014 0
Belo Horizonte. Di solito il Mondiale lo vince la squadra che incassa meno gol, e di questo ne è certo Alejandro Sabella. Il CT della Seleccion è un convinto sostenitore della difesa folta, ma la rosa che sta gestendo da circa 3 anni gli impedisce di tenere fuori fenomeni del calibro di Higuain, Aguero, e Di Maria, per non parlare di Messi. Ma ecco che la sfortuna si è prontamente trasformata in fortuna. Prima Higuain alla ricerca della condizione perdut, poi l’infortunio ad Aguero e in ultimo l’infortunio a Di Maria. In tale situazione, qualsiasi allenatore sarebbe andato in confusione, ma non Sabella che ha così potuto mettere in atto la sua filosofia di gioco preferita. Il Messi che ”faz um sao joao! “, l’equivalente dell’italianissimo lancio alla viva il parroco, è il simbolo di questa Argentina che incassa e porta a casa la prima finale, dopo 24 anni di astinenza, grazie a un ragionamento molto pragmatico: la migliore difesa è la difesa e per l’attacco si vedrà. Anche Messi, avendo raggiunto l’unica finale che ancora gli mancava, è d’accordissimo con la svolta tattica. «Sono orgoglioso di fare parte di questo gruppo. Ora ci manca l’ultimo passo». Così ha twittato allegro, mentre aspettava l’antidoping che gli ha fatto perdere i festeggiamenti nello spogliatoio. I numeri dicono che la metamorfosi dell’Argentina è fin qui perfettamente riuscita. Da tre partite la porta di Romero è immacolata. Alla Svizzera, negli ottavi, erano stati concessi cinque tiri in porta. Al Belgio, nei quarti, due. All’Olanda uno. La chiave tattica è la chiusura degli spazi all’avversario: Sabella è un fanatico di questa teoria e Mascherano, centrocampista abituato a dirigere la difesa del Barcellona, ne è il più convinto interprete. A San Paolo, dove transitò giovincello con la maglia del Corinthians, se lo ricordavano diverso dal contorsionista che ha inseguito Robben e per fermarlo in disperata scivolata ha rischiato lo strappo. «Sì, lo so, è stato come avere fatto un gol. Ma in questa squadra nessuno può pretendere di avere un ruolo fisso e basta. Tutti per uno, uno per tutti». L’unione fa la difesa, e non c’è da meravigliarsi se Lavezzi da attaccante anarchico si è trasformato in un’ala molto tornante: «Non prendere gol è il primo mattone per vincere. Con questa finale realizzo un sogno che avevo da bambino. Forse vi potete un po’ consolare, siamo in tanti ad essere passati dall’Italia o ad esserci ancora». Come Higuain, sostituito dopo una partita così e così, ma non importa: i fantastici quattro li hanno separati gli infortuni di Aguero e Di Maria, ora è più importante provare a fare la storia. «Una storia nuova: nessuno di noi ha vissuto la finale del ‘90 con la Germania. Io mi sento un privilegiato ad essere qui, niente egoismi». Magari ci vuole un po’ di classe in più: serve il rientro di Di Maria, trattato come una reliquia. Il gioco è quello che è, l’Olanda è stata battuta ai rigori e con la Germania difendersi non basta. Messi lo sa: serve soprattutto lui, l’erede di Di Stefano e Maradona. Ha dedicato la qualificazione a Jorge Lopez, l’amico giornalista morto a San Paolo in un incidente stradale, e poi ha letto il messaggio del profeta Diego. «La Germania non è imbattibile. Lo dico per esperienza».
happy wheelsott 25, 2024 0
ott 24, 2024 0
ott 15, 2024 0
ott 14, 2024 0
lug 02, 2014 0
giu 25, 2014 0
giu 21, 2014 0
giu 05, 2014 0
ott 01, 2013 6
mag 22, 2009 5
11 years ago
11 years ago
11 years ago
11 years ago