mar 28, 2013 Luigi Liberti Vaticano 0
Roma. ”Siate pastori in mezzo alla gente”. Questo il messaggio lanciato da Papa Francesco durante la Santa Messa del Crisma tenutasi nella Basilica Vaticana. Durante la celebrazione i sacerdoti, circa 1600 del clero secolare e religioso della Diocesi di Roma e dei Collegi Romani, hanno rinnovato le promesse sacerdotali. Insieme a loro, anche i cardinali e i vescovi. Sono stati benedetti gli Oli dei Catecumeni e degli Infermi e il Crisma, contenuti in sei anfore. Le sostanze profumate per confezionare il Crisma vengono versate nell’Olio dal diacono prima della preghiera di benedizione. Gli Oli verranno poi portati a San Giovanni in Laterano, dove saranno distribuiti ai sacerdoti della Diocesi di Roma per l’amministrazione dei Sacramenti nel corso dell’anno. Alla colonna della Confessione è collocata una statua lignea della Madonna con il Bambino. La statua, conservata presso i Musei Vaticani, è un dono del presidente del Brasile Joao Goulart a Paolo VI in occasione della sua elezione al soglio pontificio nel 1963. L’opera, di scuola brasiliana, e risalente al sec. XVIII, rappresenta Nostra Signora di Montserrat.
L’omelia - “Con gioia – ha esordito il Santo Padre – celebro la prima Messa Crismale come Vescovo di Roma. Vi saluto tutti con affetto, in particolare voi, cari sacerdoti, che oggi, come me, ricordate il giorno dell’Ordinazione”. Il Papa ha sottolineato che “le vesti sacre del Sommo Sacerdote sono ricche di simbolismi; uno di essi è quello dei nomi dei figli di Israele impressi sopra le pietre di onice che adornavano le spalle dell’efod dal quale proviene la nostra attuale casula: sei sopra la pietra della spalla destra e sei sopra quella della spalla sinistra (cfr Es 28, 6-14). Anche nel pettorale erano incisi i nomi delle dodici tribù d’Israele (cfr Es 28,21). Ciò significa che il sacerdote celebra caricandosi sulle spalle il popolo a lui affidato e portando i suoi nomi incisi nel cuore. Quando ci rivestiamo con la nostra umile casula può farci bene sentire sopra le spalle e nel cuore il peso e il volto del nostro popolo fedele, dei nostri santi e dei nostri martiri, che in questo tempo sono tanti!”. Poi ha aggiunto: “Dalla bellezza di quanto è liturgico, che non è semplice ornamento e gusto per i drappi, bensì presenza della gloria del nostro Dio che risplende nel suo popolo vivo e confortato, passiamo adesso a guardare all’azione. L’olio prezioso che unge il capo di Aronne non si limita a profumare la sua persona, ma si sparge e raggiunge “le periferie”. Il Signore lo dirà chiaramente: la sua unzione è per i poveri, per i prigionieri, per i malati e per quelli che sono tristi e soli. L’unzione, cari fratelli, non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio diventerebbe rancido … e il cuore amaro”. Il Papa ha concluso: “Cari sacerdoti, Dio Padre rinnovi in noi lo Spirito di Santità con cui siamo stati unti, lo rinnovi nel nostro cuore in modo tale che l’unzione giunga a tutti, anche alle “periferie”, là dove il nostro popolo fedele più lo attende ed apprezza. La nostra gente ci senta discepoli del Signore, senta che siamo rivestiti dei loro nomi, che non cerchiamo altra identità; e possa ricevere attraverso le nostre parole e opere quest’olio di gioia che ci è venuto a portare Gesù, l’Unto. Amen”.
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